Atp Stoccarda, Fognini insulta Moutet: "Piccolo maiale..."
Atp Stoccarda, Fognini insulta Moutet: "Piccolo maiale..."

Un match teso, nervoso, dove a far notizia non è solo il risultato ma anche — e soprattutto — ciò che è accaduto tra un punto e l’altro. Fabio Fognini torna a far parlare di sé, ancora una volta per motivi poco edificanti, ma va detto che dall’altra parte della rete, contro Corentin Moutet, c’era ben più che un semplice avversario. Il francese non è certo uno stinco di santo e il confronto tra i due si è trasformato presto in un duello fatto di provocazioni, sguardi e gesti al limite.
Il comportamento di Fognini, esploso in una delle sue ormai celebri escandescenze, è sicuramente censurabile. Il ligure, come troppo spesso in carriera, ha lasciato che la frustrazione prendesse il sopravvento, dando vita a momenti di tensione che poco hanno a che fare con lo sport. Ma a rendere tutto ancora più infuocato ci ha pensato Moutet, giocatore già noto per atteggiamenti sopra le righe e atteggiamenti provocatori. Anche ieri, durante il match, il francese non ha fatto mancare gesti e parole che hanno contribuito a scaldare gli animi, come già accaduto in passato.
E proprio il precedente contro Jannik Sinner al Roland Garros del 2024 è ancora fresco nella memoria degli appassionati. In quell’occasione, Moutet trasformò il match in una vera e propria sceneggiata, cercando ripetutamente di destabilizzare l’italiano, anche con l’aiuto del pubblico di casa. Una strategia studiata a tavolino o semplicemente parte della sua indole battagliera? In ogni caso, un comportamento che non è nuovo per chi lo conosce.
Il duello con Fognini ha così riacceso un dibattito mai sopito nel tennis: fino a che punto si può spingere l’agonismo? E quando, invece, si travalica il confine verso la scorrettezza? In un tennis sempre più spettacolare ma anche sempre più sotto i riflettori, certi episodi non possono più essere archiviati come “colpi di teatro”. Serve una linea chiara, da parte degli arbitri e delle istituzioni del circuito, per garantire il rispetto tra giocatori e preservare l’integrità di uno sport che vive anche — ma non solo — di emozioni.