Le parole

Djokovic: “Sinner-Clostebol? Ovviamente è responsabile”

Novak Djokovic è tornato sul caso Sinner-Clostebol manifestando le sue perplessità su come è stata gestita l'intera vicenda.

Djokovic: “Sinner-Clostebol? Ovviamente è responsabile”

Novak Djokovic non usa mezzi termini. Dopo l’anteprima che aveva già acceso il dibattito, è stata pubblicata per intero l’intervista concessa dal campione serbo a Piers Morgan Uncensored, e uno dei passaggi più discussi è quello in cui torna a parlare del caso Sinner-Clostebol. A mesi di distanza dallo scoppio della vicenda, l’ex numero uno del mondo conferma la propria posizione: crede alla buona fede di Jannik Sinner, ma non risparmia critiche al modo in cui è stata gestita la sua squalifica.

“Penso che non l’abbia fatto apposta, ma ovviamente è responsabile – ha dichiarato al noto podcast – Quando è successo, sono rimasto sinceramente scioccato. Credo che non l’abbia fatto di proposito. Ma il modo in cui è stato gestito l’intero caso è pieno di campanelli d’allarme”. Parole chiare, quelle di Djokovic, che ancora una volta sottolinea la mancanza di coerenza da parte delle autorità antidoping e il sospetto di un trattamento di favore nei confronti del tennista azzurro.

Secondo il serbo, infatti, la posizione di Sinner nel ranking mondiale avrebbe influito sull’entità della sanzione. “Se fosse stato il numero 500 al mondo – ha spiegato – sarebbe incappato in una squalifica ben più pesante dei tre mesi con cui lo ha sanzionato la Wada”. Un passaggio che riaccende il dibattito sull’imparzialità delle istituzioni sportive, spesso accusate di adottare due pesi e due misure a seconda del nome e del prestigio dell’atleta coinvolto.

Djokovic prosegue analizzando le tempistiche del provvedimento, ritenute tutt’altro che casuali. “C’è stata mancanza di trasparenza, incoerenza. E anche la comodità di una squalifica tra gli Slam, così da non perdersi nulla: è stato molto, molto strano – ha aggiunto –. Quindi non mi piace proprio come è stato gestito quel caso. Si sentivano le voci di tanti altri giocatori, sia uomini che donne, che avevano avuto situazioni simili, denunciare sui media che era un trattamento di favore”.

Le parole del campione serbo non lasciano spazio a interpretazioni: per Djokovic la gestione del caso Sinner rappresenta un precedente pericoloso. La Wada, infliggendo tre mesi di sospensione, ha di fatto consentito all’azzurro di non saltare alcun appuntamento dello Slam, una decisione che secondo il 24 volte campione Major rischia di minare la credibilità del sistema. “Voglio credergli, penso che non l’abbia fatto di proposito, ma ovviamente è responsabile. Le regole dicono questo: sei responsabile quando accade una cosa del genere. Tuttavia, quando vedi altri atleti ricevere anni di squalifica per episodi simili, e in questo si è trattato di tre mesi, non è giusto”.

Un intervento, quello di Djokovic, che arriva in un momento delicato per il tennis mondiale, alle prese con il difficile equilibrio tra la tutela della reputazione degli atleti e l’esigenza di garantire equità e trasparenza. Le sue parole non chiudono la questione, ma riaprono interrogativi che, almeno per ora, restano senza risposta.