Le parole

Cahill: “Sinner? Cerchiamo di imparare da Nadal, Djoko e Federer”

Darren Cahill, allenatore australiano di Jannik Sinner, analizza il momento del ragazzo sottolineandone i miglioramenti.

Cahill: “Sinner? Cerchiamo di imparare da Nadal, Djoko e Federer”

Jannik Sinner ha chiuso la stagione da protagonista assoluto e dietro ai suoi progressi c’è un lavoro metodico che parte da lontano. Nel quartier generale del team azzurro, mentre si prepara il futuro, Darren Cahill continua a essere il punto di riferimento tecnico e mentale del progetto. L’allenatore australiano, che resterà al fianco di Sinner anche nel 2026, ha raccontato la filosofia che guida la crescita del numero uno azzurro, spiegando come lo studio dei mostri sacri del tennis continui a essere una fonte inesauribile di ispirazione.

“Studiando i tre più grandi – Federer, Nadal e Djokovic – per fare un ulteriore e progressivo passo avanti”, premette Cahill, convinto che la strada per l’eccellenza passi dall’osservazione dei migliori. “Cerchiamo di imparare dai migliori, Rafa, Novak e Roger, e di implementare quanto più possibile da loro per dare al Jannik gli strumenti per mettere più pressione possibile sugli avversari”. È una visione chiara, che colloca Sinner all’interno di una linea evolutiva precisa, in cui ogni dettaglio tecnico viene analizzato e limato.

Il segmento in cui il lavoro ha prodotto i risultati più evidenti è certamente il servizio. Cahill spiega la filosofia alla base dell’intervento: “Nel tennis hai il controllo su un solo colpo, ed è il servizio”. Negli ultimi mesi Sinner e Simone Vagnozzi hanno dedicato un’attenzione quasi scientifica alla battuta, riorganizzando routine e meccanica. “Sinner e Simone Vagnozzi hanno fatto un lavoro incredibile nelle ultime quattro o cinque settimane per riorganizzarlo e trovare quel ritmo e quella cadenza che gli hanno permesso di alzare la percentuale di prime”.

Il ragionamento sull’efficacia non si limita al dato statistico. “Non è solo una questione di percentuale di prime. Se ci interessasse davvero solo quella, gli faremmo rallentare la velocità per metterne di più. Invece Jannik ha aumentato i chilometri orari, tira più vicino alle righe e ottiene molti più punti gratuiti”, aggiunge Cahill, sottolineando come l’evoluzione sia indirizzata verso un tennis più aggressivo e moderno.

In un circuito dominato dalla rapidità di esecuzione, il servizio diventa uno strumento essenziale per mantenere l’iniziativa. Cahill lo ribadisce: con giocatori come Sinner e Carlos Alcaraz, che impongono ritmi altissimi, la battuta vale metà dello scambio. C’è però ancora margine: “Sebbene Jannik risponda già molto bene, sentiamo che ha ancora margini di miglioramento in quell’area. Questa è la cosa davvero interessante ed entusiasmante nel lavorare con qualcuno forte come lui: ci sono parti del suo gioco che possono ancora crescere molto. E vogliamo che giochi il suo miglior tennis a 28, 29, 30 anni. Speriamo di impostare ora il piano che gli permetta di farlo tra qualche anno”.

I numeri confermano lo stato di forma eccezionale: nelle grandi competizioni – Finals, Slam, Masters 1000 e Olimpiadi – Sinner ha vinto un titolo ogni 5,8 tornei giocati. L’unico gruppo che vanta statistiche migliori è quello composto dai fuoriclasse che hanno segnato un’epoca: Djokovic (3.3), Nadal (3.5), Alcaraz (3.9), Federer (4.4) e Sampras (4.9). A rendere ancora più straordinario il percorso dell’azzurro è il dominio sul cemento indoor, dove ha collezionato 31 vittorie consecutive nel circuito ATP.

Cahill riflette anche sulla varietà delle superfici: “Credo che ci sia ancora una grande varietà tra le superfici. A Torino era medio-veloce, piuttosto rapida. La differenza tra Indian Wells e, per esempio, Cincinnati è enorme. Indian Wells è un campo molto lento. Cincinnati è uno dei campi in cemento più veloci del tour. Credo che la varietà sia giusta. Forse si potrebbero rendere le palle un po’ più rapide. Ne abbiamo parlato: sarebbe utile che i tornei usassero una palla più uniforme, specialmente tra la stagione sulla terra e quella sul cemento americano”.

Quanto al futuro, il tecnico non ha dubbi: “Credo che si adatti bene a tutte le superfici, lente, veloci o medie. Ovviamente la terra sarà un grande obiettivo per noi l’anno prossimo, per continuare a migliorare il suo tennis su quella superficie. Continueremo a lavorarci”.
Obiettivo chiaro, filosofia definita e un percorso che guarda lontano: la costruzione del miglior Sinner è soltanto all’inizio.