A metà dicembre, la Ferrari saluta una stagione di Formula 1 complicata, chiusa senza i risultati sperati e con lo sguardo già proiettato verso un futuro che profuma di cambiamento. Il tradizionale pranzo di Natale a Maranello diventa così il simbolo di un anno iniziato con grandi ambizioni e trasformato presto in un lungo conto alla rovescia verso il 2026, stagione della rivoluzione tecnica destinata a riscrivere gli equilibri del Mondiale.
Nonostante il peso di un campionato amaro, il team principal Frederic Vasseur mostra fiducia e determinazione. Il messaggio è chiaro: il presente serve per costruire il domani, e la Ferrari vuole farsi trovare pronta quando le carte verranno rimescolate.
La rivoluzione tecnica e l’incognita 2026
L’atmosfera è quella di chi sa di essere a un bivio. Tutti parlano di incertezza, perché il nuovo regolamento 2026 è ancora un territorio quasi inesplorato. «Non sappiamo davvero a che punto siano i nostri avversari – spiega il direttore tecnico Loic Serra – lo capiremo solo nei primi test». Un concetto ribadito da Vasseur: «In Bahrain vedremo vetture molto diverse, con scelte anche opposte tra i team».
Una prima certezza, però, c’è: la data di nascita della nuova monoposto Ferrari, fissata per il 23 gennaio, pochi giorni prima dei test di Barcellona a porte chiuse. Un passaggio cruciale per orientarsi in una stagione che richiederà capacità di adattamento costante.
Altro tema centrale sarà il budget cap. «Introdurre troppi aggiornamenti all’inizio può bruciare metà del budget – avverte Vasseur – servirà valutare passo dopo passo dove investire». Anche perché, come sottolinea il team principal, «chi sarà davanti a Melbourne nella prima gara non avrà necessariamente la vettura vincente a fine anno».
Fare pace con il 2025 per ripartire
Per affrontare il futuro, però, la Ferrari deve prima chiudere i conti con un 2025 senza vittorie. «Sappiamo dove dobbiamo migliorare – ammette Vasseur – e conosciamo il peso della squalifica in Cina, che ha condizionato un terzo della stagione». Non tutto, però, è da buttare: buoni pit-stop, strategie efficaci e affidabilità restano punti di forza.
Fondamentale anche la stabilità del management, con il consolidamento di Serra e del Deputy Team Principal Jerome D’Ambrosio. «Pensi di sapere cosa significhi lavorare in Ferrari – racconta D’Ambrosio – ma finché non lo vivi non puoi capirlo davvero. La pressione e l’entusiasmo sono unici».
Vasseur riconosce anche un errore di valutazione: aver interrotto troppo presto gli sviluppi della SF-25 per concentrarsi sulla vettura futura. «Scelta giusta tecnicamente, ma ho sottovalutato l’impatto psicologico sul team, piloti compresi».
Hamilton, Leclerc e l’equilibrio del garage
Capitolo piloti, altro snodo chiave. Vasseur spende parole importanti per Lewis Hamilton: «Anche nei momenti più difficili ha sempre cercato soluzioni, portando energia positiva». Il primo anno in rosso del sette volte campione del mondo non è stato semplice: «Abbiamo sottostimato l’impatto di un cambiamento così grande. Non è solo cultura o cibo, ma ogni procedura».
Tutte le opzioni restano sul tavolo per migliorare la collaborazione nel garage del numero 44, incluso il rapporto con l’ingegnere di pista Riccardo Adami. Più distaccata invece la lettura del messaggio lanciato da Charles Leclerc ad Abu Dhabi sul “ora o mai” del 2026: «Non bisogna dare troppo peso alle parole dette a caldo dopo un GP».
Un solo desiderio sotto l’albero
Le vacanze, a Maranello, saranno brevi. Troppo vicino è il momento della verità, troppo importante la sfida che attende la Ferrari con il cambio regolamentare alle porte. Sotto l’albero di Natale, il desiderio è uno solo: tornare a lottare per il titolo Mondiale.