Zappi: "L'arbitro è un tifoso di se stesso, la conoscenza aumenta il rispetto"
L'intervista al presidente dell'AIA Antonio Zappi a Radio CRC

Il presidente dell'AIA Antonio Zappi è stato intervistato da Radio CRC, toccando tutti i temi di attualità e le numerose polemiche che arrivano dal campionato, a partire dal presunto fallo di mano di Denzel Dumfries durante Napoli-Inter:
"È giusto che le interpretazioni tecniche le dia il Commissario, Gianluca Rocchi, perché il Presidente non deve mai entrare in spiegazioni tecniche. Però in un piano di carattere generale, come valutazione della filosofia arbitrale, posso parlare di un dato di fatto per quanto concerne l’episodio di Dumfries. Quando un braccio, che pur essendo staccato dalla figura corporea, è posizionato in maniera tale che se non ci fosse il pallone colpirebbe una parte del corpo, scatta un presupposto di non punibilità. Se in passato sono stati commessi degli errori, non bisogna continuare a lavorare nell’errore. La ricerca dell’uniformità non deve appiattirsi nel perpetuarsi dell’errore".
Gli viene poi chiesto se sia possibile cambiare alcune parti del regolamento, anche se di questo se ne occupa l'IFAB, che si è riunita lo scorso primo marzo, e Zappi ha risposto così:
"Quando si modificano le regole servono dei percorsi lunghi che hanno bisogno di sperimentazioni. Il regolamento del calcio ha bisogno di tempo e valutazioni approfondite per capire i progetti migliori da attuare. Io vorrei un calcio dove la sostanza prevalesse sulla forma: ovvero uno scenario in cui un calciatore o un allenatore non esca dal campo con il dubbio che un qualcosa non sia stato visto e valutato. Una volta che tutto è stato oggettivamente visto e valutato, l’arbitro mantiene la sua autonomia decisionale, confermando o meno la scelta fatta".
Si può fare qualcosa per eliminare o diminuire le polemiche? Questo il pensiero del presidente dell'AIA:
"C’è la prospettiva dell’announcement, ovvero che l’arbitro possa spiegare al pubblico il processo decisionale assunto. È stato sperimentato in Inghilterra e non ha creato problemi: è un processo trasparente, il pubblico conosce meglio le motivazioni. È chiaro, però, che questo può alimentare contestazioni e proteste, perché come tutti i processi di comunicazione, una parola fuori posto può generare un’interpretazione fuorviante o polemiche in più. In Inghilterra è andato bene, ma dalla sperimentazione all’applicazione ci vuole del tempo. Noi dobbiamo cominciare a darci delle certezze: cominciare ad essere uniformi nell’interpretazione quando quest’ultima è certa".
Altro argomento spinoso i falli di mano, questo il parere di Zappi:
"Si è ricercato un concetto di punibilità che andasse oltre l’oggettività, aprendo anche all’interpretazione soggettiva, perché il calcio ci chiedeva questo. La cosa migliore che si potrebbe fare per molto tempo è non cambiare più le interpretazioni".
Infine si parla del rapporto con gli organi di informazione:
"La conoscenza aumenta il rispetto: noi siamo a disposizione per aggiornare e consultarci anche con la stampa. Molti commentatori televisivi spesso si rivolgono a noi per avere anche una migliore proprietà di linguaggio quando si parla di queste materie tecniche. Avremo un incontro con la stampa nel corso del mese di marzo".
L'intervista si chiude con una domanda da bar, 'Quanto ti dispiace sentir parlare di Marotta league', a cui Zappi replica molto seriamente:
"Ti rispondo con le parole di un ex Presidente federale, che diceva che quando si trovava davanti alla platea degli arbitri immaginava di essere dinanzi alla platea più onesta del mondo del calcio. E non voglio togliere nulla alle altre componenti che sono altrettanto oneste come noi. Invito tutti coloro che ci ascoltano a pensare che l’arbitro è un tifoso di se stesso che spera che la partita si svolga in un contesto di legalità".