La Juventus ha perso la bussola. Il pareggio di Como, arrivato dopo una prestazione grigia e priva di personalità, ha aggravato una crisi che ormai non si può più definire passeggera. Sono sei le partite consecutive senza vittorie, ma il dato numerico dice solo una parte della verità: il problema è più profondo e riguarda un’identità di squadra che sembra essersi smarrita. Igor Tudor, chiamato a dare una svolta dopo un inizio di stagione altalenante, non è ancora riuscito a incidere. Anzi, il crollo al Sinigaglia ha sollevato nuove perplessità, soprattutto per l’incapacità della squadra di adattarsi ai cambiamenti tattici imposti dal tecnico croato.
I segnali lanciati dalla trasferta lombarda non sono piaciuti né alla dirigenza né all’ambiente. Il gruppo appare contratto, legato a meccanismi rigidi e poco reattivo nelle letture di gara. Un problema che si acuisce se si considera che la prossima tappa del calendario bianconero sarà l’impegno di Champions League contro il Real Madrid: una sfida che, per prestigio e difficoltà, non ammette incertezze.
Come se non bastasse il campo, anche fuori la situazione è tesa. Il rapporto tra Tudor e il direttore generale Damien Comolli si sta raffreddando. Quel che filtra è che nei recenti confronti avvenuti alla Continassa, il dirigente avrebbe chiesto chiarimenti sulle scelte tattiche dell’allenatore, in particolare sollecitando un cambio verso la difesa a quattro. Una proposta che Tudor ha ascoltato, ma senza cedere: il tecnico ha ribadito la sua volontà di rimanere fedele alla propria idea di calcio, pur lasciando spazio a qualche aggiustamento, come visto proprio nella sfida contro il Como.
Il margine per modificare il corso della stagione, però, si sta assottigliando. Il prossimo mese sarà decisivo non solo per il futuro di Tudor, ma anche per quello della Juventus. All’orizzonte ci sono gare che possono cambiare il volto della stagione: dopo il Real, arriveranno Lazio, Udinese, Sporting Lisbona e il derby della Mole. Una serie di impegni che non lasciano spazio a ulteriori passi falsi. L’obiettivo non è soltanto quello di fare punti, ma di ridare slancio a un progetto che oggi sembra avvitarsi su se stesso.
Nel frattempo, la società osserva e valuta. Ufficialmente il sostegno a Tudor resta, almeno fino a fine stagione, per evitare decisioni affrettate che rischierebbero di compromettere definitivamente l’equilibrio interno. Ma dietro le quinte si cominciano a sondare le alternative, qualora la situazione dovesse precipitare. Tra i nomi più caldi ci sarebbero Luciano Spalletti e Roberto Mancini: due profili di grande esperienza. Piace anche Raffaele Palladino, il cui nome sarebbe sponsorizzato dal direttore tecnico Modesto. Non mancano infine piste internazionali più vicine a Comolli, come Marco Rose ed Edin Terzic.
In ogni caso, la panchina di Tudor non è più salda come un mese fa. I prossimi 30 giorni potrebbero scrivere il destino dell’allenatore croato e chiarire le reali ambizioni della Juventus, chiamata a scegliere se dare continuità al proprio progetto tecnico o se aprire già adesso un nuovo capitolo.