Le parole del ct

Spalletti: "Fiducioso per il Mondiale 2026"

Il ct della Nazionale Luciano Spalletti ha parlato in un'intervista al 'Corriere della sera': "Fiducioso per il Mondiale 2026"

Spalletti: "Fiducioso per il Mondiale 2026"
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Luciano Spalletti guarda avanti, verso l’obiettivo più grande: riportare l’Italia ai Mondiali, da cui manca ormai da troppo tempo. In una lunga intervista concessa al 'Corriere della Sera', il commissario tecnico azzurro parla con franchezza della sfida che attende la Nazionale: "Siamo tutti consapevoli dell'importanza delle qualificazioni. Ci è capitato un girone con una nazionale forte come la Norvegia ma io ho fiducia nei miei ragazzi. Siamo una squadra forte e abbiamo voglia."

L’eliminazione dall’ultimo Europeo, bruciante e inaspettata, è ancora una ferita aperta, soprattutto per chi – come Spalletti – sente di aver sbagliato approccio: "Ho capito di aver caricato i ragazzi di troppe responsabilità, ho esagerato nella pressione. Li ho messi al cospetto, forse con troppa forza, della storia dei campioni e delle squadre che avevano portato gioia all'intero Paese. E così i giocatori hanno perso leggerezza. Ho sbagliato io, me ne sono assunto la responsabilità, per tutti."

Nel dialogo con Walter Veltroni, il ct ripercorre anche le emozioni legate allo scudetto conquistato con il Napoli: "Ho girato moltissime società, moltissime città, ma non ho mai visto, in molti anni, un popolo che sappia essere così felice e così malinconico come quello napoletano. Io per questo sarò sempre grato al presidente De Laurentiis per avermi fatto fare quella esperienza. Poi è finita male e mi dispiace. Ho sofferto perché dopo lo scudetto il presidente non ha telefonato a nessuno di noi, non ci ha fatto gioire su un pullman scoperto insieme a quel meraviglioso popolo. Io amo Napoli e il Napoli. E ora spero che la città possa essere ancora molte volte felice."


Un successo che ha lasciato un segno profondo, come confessa lui stesso: "Ho provato la terribile felicità che si sente quando si regala felicità ad altri, qualcosa che ti fa vibrare in sintonia con persone che non conosci. Ma l'altro momento più bello sarà quando smetterò e non sentirò più sulle spalle questo peso, un peso scelto, ma che spesso mi toglie il fiato."

Spalletti non si sottrae neanche quando si parla del rapporto complesso con Francesco Totti, riscoperto con serenità negli ultimi tempi: "Gli voglio bene. Lui è il calcio, per me. Istinto, classe, intelligenza pura. Quando lo allenavo, mi rassicurava pensare che il mio futuro dipendesse proprio da quei piedi lì. E mi piacerebbe, ora che tra noi tutto è chiarito, che pensassimo a qualche esperienza professionale, anche fuori dal calcio, da fare insieme."

E se dovesse scegliere una persona del calcio con cui condividere una cena? Nessun dubbio: "Luca Vialli. Grande giocatore e grande persona. Basta vedere come ha affrontato il male. Ci ho giocato contro solo una volta, in un Sampdoria-Spezia. Era forte. Mi diede due brandate pesanti, ma poi mi aiutò subito a rialzarmi. Ecco, il suo modo di vivere, e di morire, ci aiuta a rialzarci, sempre."

Infine, un tuffo nel passato, quando il calcio era ancora un sogno da rincorrere: "Ho iniziato dai bambini dell'Avane, una zona di case popolari in periferia di Empoli. Poi mi notò la Fiorentina ma lì ci fu la prima delusione, quando mi dissero che non rientravo nei loro programmi." Una porta chiusa che però non lo fermò: "Avevo deciso che avrei giocato solo tra gli Amatori, ma poi un mio zio mi convinse a riprovare. Insomma ho indossato le magliette di Volterrana, Castelfiorentino, Cuoiopelli, Entella Chiavari, Viareggio, Empoli. Dove ho finito la mia onesta carriera."

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