Crisi senza fine

E’ sempre buio pesto per la Samp: zero punti in tre partite

La Sampdoria di Massimo Donati fatica ad ingranare dopo la buona prestazione in Coppa Italia: nel weekend sfida in Lombardia contro il Monza.

E’ sempre buio pesto per la Samp: zero punti in tre partite

La sensazione è che questa Sampdoria stia replicando, con disarmante precisione, gli stessi errori che l’hanno messa in ginocchio solo pochi mesi fa. Non è (solo) una questione di classifica, sebbene lo zero in classifica dopo tre turni sia un campanello d’allarme fragoroso: nella storia del club, un inizio così disastroso in Serie B non si era mai visto. È un problema più profondo, che tocca nervi tecnici, societari e psicologici. E soprattutto mette in dubbio la reale maturazione del gruppo dopo la stagione dell’incubo.

L’avvio di Massimo Donati sulla panchina blucerchiata è stato a dir poco travagliato. L’illusione di una squadra viva, vista nella sfida di Coppa Italia contro lo Spezia (persa solo ai rigori e con tanto di applausi), è durata lo spazio di pochi giorni. Poi sono arrivate tre sconfitte su tre in campionato, sette gol subiti, appena due fatti, e un senso di confusione tattica che ha cominciato a generare i primi mugugni tra i tifosi. Donati ha cambiato modulo in ogni gara, ha ruotato tanti uomini e, alla vigilia della sfida contro il Monza, sembra pronto a virare verso un 3-5-2, con Ghidotti che potrebbe riprendersi la maglia da titolare tra i pali. Una mossa obbligata, dopo l’errore di aver promosso Coucke troppo in fretta: già in difficoltà contro il Cesena, ha riacceso il dibattito su un ruolo mai stabilizzato.

Ma sarebbe riduttivo attribuire tutto al tecnico. La rosa ha buchi evidenti e una struttura squilibrata. La difesa è in emergenza, complice l’infortunio di Ferrari, che salterà anche la prossima gara. Il centrocampo è affollato, forse troppo, e l’attacco fatica a trovare un’identità. Coda, sulla carta il bomber designato, è ancora in cerca di continuità, mentre Hadzikadunic e Ferri sono alle prese con una condizione fisica ancora lontana dall’essere ottimale. Barak porta leadership ed esperienza, ma non basta. Servono certezze, e oggi la Samp ha solo interrogativi.

E dietro al campo, anche in società si naviga a vista. La figura del Ceo sportivo Fredberg ha generato più di una perplessità, non tanto per il ricorso agli algoritmi nel mercato – pratica ormai diffusa – quanto per la convivenza forzata con il direttore Mancini, in un’area tecnica che parla due lingue e segue approcci differenti. A gestire la catena di comando, l’azionista di riferimento Tey, che ha sì salvato il club con un nuovo intervento finanziario, ma ha anche imposto un ridimensionamento dei costi, a cominciare dal monte ingaggi. Un equilibrio delicato, reso ancora più fragile da un presidente, Manfredi, ora defilato rispetto alle scelte sportive.

Il problema, quindi, non è solo tecnico o legato ai risultati. È identitario. Manca una direzione chiara, manca un progetto che trasmetta fiducia a una tifoseria che, paradossalmente, continua a rispondere in massa: oltre ventimila abbonati, un dato impressionante dopo la passata stagione. A loro, il campo deve delle risposte. Servono prestazioni, servono segnali. Ma soprattutto, serve dignità. Quella che la Sampdoria, oggi ultima in solitaria, rischia di perdere strada facendo se non cambierà passo. E in fretta.