La Juventus sprofonda in una crisi che ormai non si può più definire passeggera. La sconfitta rimediata all’Olimpico prolunga a tre la striscia negativa tra campionato e Champions League, con un solo punto raccolto nelle ultime quattro gare e un gioco che continua a non decollare. Igor Tudor, visibilmente deluso, non nasconde la preoccupazione per un momento che si fa sempre più complicato. “È un momento brutto, un momento difficile, dobbiamo stare uniti, lavorare di più tutti insieme. C’è delusione, perché penso che l’abbiamo preparata nel modo giusto”, ha dichiarato il tecnico croato al termine della partita, cercando di spronare l’ambiente.
Una Juve spenta, fragile mentalmente e imprecisa nelle due fasi del gioco: così è apparsa contro la squadra capitolina. Tudor ha provato a spiegare le difficoltà fin dall’inizio del match, in cui il suo piano gara è saltato quasi subito. “All’inizio si scaldava Kostic perché ho visto che Cambiaso non è entrato bene. In generale la squadra è entrata bene, a parte lo sbaglio che ha fatto Jonathan (David, ndr) e il gol che hanno fatto loro.”
La Juventus ha costruito ma non concretizzato, come già accaduto in altre recenti uscite. “Siamo arrivati lì nell’area, ma bisogna buttarla dentro. E dietro non c’è da sbagliare niente, invece noi sbagliamo sempre, c’è sempre lo sbaglio di qualcuno e allora si perdono partite, ci sentiamo malissimo, ma c’è da stare insieme e compattarsi”, ha aggiunto l’allenatore, che non ha nascosto la frustrazione per la fragilità della propria squadra.
E ancora: “Tutti sono responsabili, perché è sempre così, è così, si prova a fare meglio, bisogna stare uniti, è un momento così, si gioca subito tra due giorni, credo che con una vittoria si possa ripartire. Sicuramente ci manca qualcosa da tutti i punti di vista, perché per fare gol bisogna andare con quattro attaccanti, invece dietro quando difendi si dovrebbero avere dieci centrocampisti, questo è un po’ il problema. Se fa sempre uno sbaglio qualcuno e davanti non fai gol, è un problema. Però non bisogna fare drammi, è una situazione brutta, non bella, però bisogna stare uniti perché si gioca subito, tra due giorni.”
Un’analisi lucida ma impietosa: la Juve non segna da quattro partite e l’astinenza offensiva è ormai un caso. “Oggi abbiamo provato con due attaccanti, che sono stati lì, hanno avuto le occasioni, poi con Francisco, con Kenan, con quattro offensivi, poi ci abbiamo provato… Ci manca qualcosina sicuro.” Parole che lasciano intendere come Tudor stia cercando soluzioni, anche a costo di cambiare uomini e moduli, ma i risultati tardano ad arrivare.
Sulla panchina del tecnico croato cominciano ad addensarsi nubi sempre più scure. “Se mi sento sicuro? Tutti mi fanno queste domande, ma io non penso a me stesso. Non me ne frega niente del futuro, cerco di essere lucido di fronte a tutti i problemi che ci sono.” Una risposta schietta, che riflette la tensione del momento ma anche la volontà di restare concentrato sul campo.
Non sono mancati, infine, riferimenti precisi alle scelte tecniche. “Andrea l’ho visto in difficoltà con Isaksen, non mi è piaciuto come interpretava la partita e ho fatto questo cambio invertendolo con McKennie”, ha spiegato Tudor commentando la sostituzione di Cambiaso all’intervallo. Quanto all’esclusione di Yildiz dall’undici titolare, l’allenatore ha motivato così: “È stata la scelta giusta per questo match, visto che Kenan aveva bisogno di riposo, perché è un momento così. Allora due attaccanti… Jonathan ha il gol nelle corde, Dusan anche, è stata secondo me una scelta giusta da quel punto di vista, però è mancato il gol. Siamo arrivati con i cross, si andava con le mezzali e con i quinti, però quando si arriva negli ultimi 20 metri qualcuno la deve mettere, altrimenti succede zero davanti e poi dietro un piccolo sbaglio succede sempre e ti castigano. La spiegazione è questa.”
La Juventus ora è chiamata a reagire in fretta, perché il tempo per invertire la rotta comincia a scarseggiare. Tudor chiede compattezza e lavoro, ma il rischio che la situazione degeneri è reale. La prossima sfida potrebbe già essere decisiva per il futuro della panchina bianconera.