Luciano Spalletti torna a parlare del suo futuro e lo fa dal cinema Anteo di Milano, durante un evento promozionale. Inevitabile la domanda sulla Juventus, rimasta senza guida tecnica dopo l’esonero di Igor Tudor. “Domanda difficile — ha detto l’ex ct della Nazionale — perché non ho avuto contatti con squadre italiane, ma la voglia di rientrare c’è. La Juve è un grande club, con una storia importante: chiunque la allenerebbe volentieri. Potrebbe essere la fortuna di qualsiasi allenatore”.
L’allenatore toscano prova così a smorzare i rumor di mercato, ma resta il principale candidato per la panchina bianconera. “Ho l’ambizione di rimettere a posto ciò che mi è successo ultimamente — ha aggiunto — e attendo con serenità quello che verrà”. Parole di rispetto anche per Tudor: “Mi è sembrato una persona seria, un uomo di valori. Mi spiace per quanto gli accade, ma chi arriverà dopo di lui troverà una squadra allenata bene”.
Secondo indiscrezioni, proprio oggi sarebbe previsto un incontro tra Spalletti e la dirigenza juventina. La proposta di Comolli prevederebbe un contratto fino a giugno con rinnovo automatico in caso di qualificazione in Champions League. La società preferirebbe un accordo annuale, ma l’allenatore punterebbe a un biennale: una mediazione che sembra alla portata. A Torino, dopo le esperienze complicate con alcuni tecnici, vogliono comunque tutelarsi per evitare costi eccessivi in caso di separazioni anticipate.
Dopo aver annunciato di non voler più allenare in Italia, l’esperienza deludente in Nazionale ha spinto Spalletti a rivedere le proprie posizioni. Guidare la Juventus sarebbe per lui un’occasione unica per rilanciarsi ai massimi livelli, completando una carriera già ricca di tappe prestigiose come Roma, Inter e Napoli.
Il tecnico di Certaldo considera la rosa bianconera competitiva e crede di poter ridare entusiasmo a una squadra che punta a tornare in Champions e a far strada in Europa. Resta da capire quanto riuscirà a incidere entrando a stagione in corso, ma i precedenti lasciano ben sperare: anche alla Roma, subentrato a gennaio, riuscì a imprimere subito la propria identità tattica.
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