Il Milan chiude la trasferta dello Stadium con un pareggio che lascia l’amaro in bocca, e non solo per il rigore fallito da Pulisic. L’occasione di salire in vetta alla classifica si è infranta anche sulle scelte e sulle giocate sbagliate di Rafael Leao, protagonista in negativo di una serata che avrebbe potuto rilanciarlo, ma che invece riapre interrogativi già noti sul suo rendimento e, soprattutto, sull’atteggiamento.
Il portoghese è tornato in campo da poco dopo qualche acciacco, è vero, e le attenuanti fisiche ci sono tutte. Ma il calcio non sempre fa sconti, e i due errori sotto porta commessi a Torino restano difficili da giustificare, tanto per i tifosi quanto per Allegri. Alla seconda occasione fallita da Leao, il volto del tecnico rossonero esprimeva tutta la frustrazione del momento, come se la pazienza avesse raggiunto il limite. La stessa sensazione che si è riversata immediatamente sui social, dove i sostenitori del Milan hanno fatto sentire la loro delusione.
A differenza di Pulisic, che gode di una sorta di credito illimitato grazie a un avvio di stagione da leader, Leao sembra invece convivere con un giudizio sempre sospeso. E a incidere non sono solo i gol mancati, ma una serie di segnali che vanno oltre le statistiche. Il talento del portoghese non si discute, ma il suo modo di stare in campo continua a dividere: le pause, l’apparente disinteresse nei momenti caldi, la mancanza di cattiveria agonistica, soprattutto ora che ricopre un ruolo più centrale nel progetto rossonero.
“Leao deve iniziare ancora la stagione, ha voglia di fare ma non è nelle mie mani, è nelle sue. Come si suol dire, aiutati che Dio ti aiuta”, aveva detto Allegri alla vigilia. Un messaggio chiaro, che non ha trovato risposta nella prestazione di Torino. E infatti il tecnico non ha potuto evitare di sottolineare, a fine gara: “Il movimento che ha fatto sulla palla di Modric è stato da centravanti, però uno come lui quando arriva lì deve far gol. Lì serve fare la differenza”.
La questione non è solo tecnica, anche se pure lì c’è da riflettere. La qualità nel tiro resta uno dei limiti più evidenti di Leao, e a questi livelli pesa. Non è cresciuto in questo fondamentale, e si vede. La sua forza nell’uno contro uno con spazio è nota, ma quando si tratta di concludere in porta, l’efficacia è ancora troppo bassa per un attaccante chiamato a guidare l’attacco del Milan.
E proprio nella gestione del reparto avanzato si apre ora un tema delicato. Il confronto con Santiago Gimenez, pur ancora a secco di gol, è sempre più diretto. Il messicano lavora per la squadra, si sbatte, difende palla, attacca gli spazi. È in quel momento degli attaccanti in cui tutto sembra girare storto, ma basta una rete per cambiare marcia. E poi c’è Nkunku, che convince sempre più Allegri e potrebbe guadagnare spazio. Il messaggio è chiaro: per Leao la concorrenza è reale, e per ambire a partire titolare servirà molto più di qualche giocata a intermittenza.
Le cifre della sua partita raccontano una serata opaca: due conclusioni fuori bersaglio, zero dribbling riusciti, due palloni recuperati, uno perso. Numeri che confermano la difficoltà del portoghese in una delle trasferte più ostiche della stagione. E se si allarga lo sguardo alla carriera, il dato è ancora più emblematico: mai un gol e nemmeno un assist allo Stadium. Per un giocatore che ambisce a essere il riferimento offensivo del Milan, è decisamente troppo poco.
Ora Leao volerà a Lisbona, convocato dal Portogallo per le sfide contro Irlanda e Ungheria, che si giocheranno all’Alvalade, lo stadio che lo ha visto crescere con la maglia dello Sporting. Una sorta di ritorno alle origini, in un ambiente che conosce e dove ritroverà calore e fiducia. Quella che dovrà riportare anche a Milano. Perché l’area di rigore, al momento, sembra ancora troppo lontana da poter essere chiamata casa sua.
