Nessuno immaginava che Gian Piero Gasperini potesse incidere così in fretta sulla Roma. E invece il tecnico, arrivato in estate tra mille dubbi sulla sua capacità di adattarsi a un ambiente complesso come quello romanista, ha stupito tutti: si è calato nella realtà giallorossa con naturalezza, ha abbracciato lo spirito della piazza e si è messo a viverne le partite con la stessa intensità dei tifosi.
Gli effetti si sono visti subito. La Roma ha preso ritmo, identità, coraggio. Ma i successi immediati hanno anche generato un paradosso: hanno alzato le aspettative a livelli potenzialmente controproducenti per lo stesso Gasperini.
Una squadra che cresce, ma il divario con le big resta
La verità è semplice: la Roma non ha — oggi — una rosa da scudetto come Milan, Napoli e Inter. Gasperini sta colmando il gap con il gioco, con quel marchio di fabbrica fatto di intensità, sincronismi e occupazione feroce degli spazi. Ma non basta sempre: la sconfitta contro il Napoli lo ha ribadito, e gli altri big match confermano la tendenza. Tutt’altro che casuale, il dato degli scontri diretti: il ko con Milan, Napoli e Inter è lo specchio di una squadra che sta crescendo ma non è ancora pronta per il livello più alto.
È proprio questo il punto: il gasperinismo può portare lontano, ma non può compensare tutto. A gennaio, se le condizioni finanziarie lo permetteranno, la società dovrà intervenire per dare al tecnico almeno un rinforzo chiave. A partire da un centravanti: né Dovbyk né Ferguson hanno sfruttato le occasioni avute e il reparto offensivo resta incompleto.
Oggi non è da scudetto, domani chissà
Guardando al presente, la Roma non è ancora una candidata credibile al titolo. Ma guardando al futuro, il discorso cambia. Gasperini non ha mai vinto lo scudetto; la Roma non lo solleva dal 2001, una distanza che, al termine di questa stagione, toccherà un quarto di secolo. Due mancanze che si somigliano, due urgenze che potrebbero incontrarsi e alimentarsi a vicenda.
E qui sta la vera chiave: Gasperini si è adattato immediatamente alla Roma, ora deve essere la Roma ad adattarsi a lui. Se il club seguirà la sua strada, se costruirà una squadra più vicina alle sue ambizioni tattiche e alla sua idea di calcio, allora ciò che oggi sembra irraggiungibile potrebbe diventare possibile.