La Juventus sembra tornata a fare i conti con vecchi fantasmi. Dopo sei giornate, ci si interroga sulla cosiddetta “pareggite” di Tudor, così come accadde un anno fa sotto la guida di Thiago Motta. I numeri parlano chiaro: stessi punti in campionato (12), zero sconfitte, ma anche tanti interrogativi, soprattutto sulla capacità della squadra di concretizzare in zona offensiva.
Nel 2024, gli alibi erano forse più convincenti: si stava assimilando un nuovo sistema di gioco, radicale nei concetti e nelle dinamiche. Dusan Vlahovic faticava a interpretare un ruolo più associativo, e il progetto tecnico richiedeva tempo. Tuttavia, la fiducia in Motta si esaurì fino all’arrivo di Igor Tudor.
Ora, però, le incognite restano. È vero che siamo solo all’inizio della stagione, ma sorprende la difficoltà della Juve a vincere, nonostante Tudor sia al comando ormai da diversi mesi e non debba stravolgere l’impianto tattico.
Nel 2024/25, la Juve era seconda a -1 dal Napoli con tre vittorie, tre pareggi e una difesa impenetrabile: 9 gol fatti, 0 subiti. Tuttavia, preoccupavano gli 0-0 contro Roma, Napoli ed Empoli. In Champions, invece, la partenza era stata brillante: 6 punti in due gare, con 6 gol fatti.
Nel 2025/26, il bilancio è quasi identico in Serie A: 12 punti, terzo posto a -3 da Napoli e Roma, con 9 gol segnati ma già 5 incassati. In Europa, il cammino è più incerto: due pareggi con Villarreal e Dortmund, 6 gol fatti e subiti, e appena 2 punti in classifica.
La rosa attuale è più profonda rispetto a un anno fa, soprattutto in attacco. E per questo cresce l’attesa di un salto di qualità. Tudor merita tempo, ma la Juve fatica ancora a creare pericoli reali negli ultimi 30 metri. Proprio come dodici mesi fa.
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