Dopo i passi avanti mostrati nella vittoria di Cremona, la Juve di Spalletti si è inceppata. Contro il Torino, nel Derby della Mole, è arrivato solo uno 0-0 che ha restituito l’immagine di una squadra ancora fragile, impacciata nella costruzione e troppo prevedibile negli ultimi trenta metri. Se allo Zini si erano intravisti automatismi e una certa fluidità nella manovra, allo Stadium i bianconeri sono sembrati compiere un passo indietro, tornando su ritmi compassati e idee ancora incomplete.
Il tecnico toscano, alla terza gara sulla panchina juventina, aveva chiesto una prova di maturità. Invece ha trovato una squadra che si è smarrita nei momenti chiave della partita, incapace di sfruttare la qualità dei propri singoli. Vlahovic ha lottato ma ha inciso poco, Yildiz è apparso intermittente, Conceiçao ha dato vivacità a tratti, ma senza mai realmente accendere la manovra. L’ingresso di Zhegrova e David nella ripresa ha portato un po’ di brillantezza, ma non è bastato a cambiare il copione di una partita bloccata e priva di vere occasioni.
La Juve di Cremona era sembrata più leggera, più verticale, più convinta delle proprie idee. Quella vista nel derby è tornata a essere la squadra lenta e contratta che si affida alle giocate dei singoli, senza un vero filo conduttore. Spalletti lo sa bene e nel post gara non ha nascosto il disappunto per la regressione mostrata: “Serve più personalità, dobbiamo giocare con coraggio, non solo con ordine”.
Alcuni segnali positivi restano. Koopmeiners continua a crescere nel ruolo di braccetto sinistro, mostrando solidità e discreta intraprendenza in fase di costruzione. McKennie, come sempre, garantisce dinamismo e duttilità tattica, ma attorno a loro il resto del sistema non si muove ancora con armonia. La regia è lenta, la circolazione del pallone fatica a trovare sbocchi e la squadra si spegne troppo facilmente quando deve alzare il ritmo.
La Juventus, insomma, è ancora un cantiere aperto, ma il pareggio nel derby ha dimostrato che la strada per trovare una vera identità è lunga. Spalletti dovrà lavorare sulla testa e sulle geometrie, perché dopo Cremona sembrava che il nuovo ciclo avesse imboccato la direzione giusta. Ora, invece, la sensazione è che la Juve sia tornata a camminare a piccoli passi e il tempo per accelerare comincia già a scarseggiare.