In casa Juve i numeri parlano chiaro e non lasciano molto spazio alle interpretazioni: l’attacco gira poco, anzi pochissimo. Mai negli ultimi 25 anni i bianconeri avevano realizzato così pochi gol dopo 12 giornate di campionato, e la produzione offensiva attuale — appena 15 reti — racconta in modo impietoso dove si stiano inceppando i meccanismi. Una squadra che deve risalire la classifica non può permettersi di segnare col contagocce, e per quanto il gioco sia collettivo, gli occhi finiscono inevitabilmente sugli uomini d’attacco.
Oggi il faro resta Dusan Vlahovic, capocannoniere bianconero e unico punto fermo di un reparto che cerca continuità. Alle sue spalle, Jonathan David e Lois Openda hanno finalmente trovato il primo squillo stagionale in Champions contro il Bodo Glimt, ma il peso specifico dell’attacco rimane sulle spalle del serbo, gestito con cura per evitare ricadute dopo qualche acciacco muscolare.
Un dato che fa storia
Per trovare una Juventus così poco prolifica bisogna tornare al 1999-2000, quando in panchina sedeva Carlo Ancelotti. Anche allora, dopo 12 giornate, la squadra era a quota 15 gol: analogia interessante ma che si ferma al dato nudo e crudo. In quel campionato la Juve era in testa con 25 punti e appena sei reti subite. Scenario ben diverso dall’attuale settimo posto che mette pressione a Spalletti, chiamato a trovare soluzioni rapide e sostenibili.
In un contesto così delicato, il trascinatore non può che essere il numero 9.
La gestione del serbo
A Bodo Vlahovic non è sceso in campo, ma non è stata una bocciatura. Spalletti ha dovuto dosare le energie del suo centravanti dopo il sovraccarico muscolare accusato alla ripresa dalla sosta. Fra Firenze e la trasferta in Norvegia, 180 minuti sarebbero stati un rischio troppo grande. Così il tecnico ha scelto: Dusan titolare al Franchi, riposo al gelo scandinavo e piena disponibilità per i match successivi.
I segnali dal campo sono incoraggianti: ieri l’attaccante si è allenato regolarmente e, salvo imprevisti, sarà lui a guidare l’attacco domani contro il Cagliari. David e Openda hanno mostrato segnali di vita, ma per il presente — e forse anche per il futuro immediato — la certezza si chiama Vlahovic.
Martedì ci saranno gli ottavi di Coppa Italia contro l’Udinese, occasione utile per dare minuti a chi ne ha bisogno e per ritrovare ulteriori automatismi. Ma l’urgenza è una sola: tornare a segnare con continuità.