L’avventura di Christian Pulisic al Milan è una storia di successo che merita un seguito a lungo termine. Le sue prestazioni, costantemente su livelli da fuoriclasse, hanno convinto la dirigenza rossonera a sedersi attorno a un tavolo per discutere un prolungamento significativo dell’attuale contratto, accompagnato, ovviamente, da un adeguato aumento dell’ingaggio.
Attualmente, l’esterno statunitense è legato al club fino al 30 giugno 2027, con un’opzione unilaterale per estendere l’accordo al 2028. Una base solida, che tuttavia non basta. L’esperienza del “caso Maignan”, con una trattativa che ha rischiato di naufragare per eccessiva attesa, ha insegnato a Paolo Tare e ai vertici societari a non tirare troppo la corda. La strategia, questa volta, è quella di anticipare i tempi e chiudere l’intesa il prima possibile.
L’idea che filtra da via Aldo Rossi è chiara: convincere Pulisic a firmare un rinnovo fino al 2030. La richiesta del giocatore, di contro, è quella di vedere il proprio stipendio annuo passare dagli attuali 4 milioni di euro a quota 5 milioni. Si tratta di un aumento considerato ragionevole e sul quale i dirigenti del Milan sono disposti a trattare senza indugi.
Sebbene non sia ancora stato raggiunto un accordo formale, la sensazione è che la questione non si trascinerà a lungo. Con l’inizio del nuovo anno, si potrebbe arrivare alla fumata bianca. Del resto, Pulisic non ha mai nascosto il suo benessere nell’ambiente rossonero e nella sua tranquilla residenza a Busto Arsizio, lontana dal caos cittadino.
Archiviato (si spera) il capitolo Pulisic, gennaio sarà semmai il momento cruciale per risolvere la grana legata al centravanti, ruolo rimasto scoperto dopo l’addio di Olivier Giroud. Ma questa è un’altra storia, e, almeno apparentemente, decisamente più intricata.