Cambiare non è mai semplice. Lo sa bene la Fiorentina, alle prese da mesi con la necessità di trovare un modulo alternativo che possa dare nuova linfa alla squadra, ma che si scontra con la realtà delle risorse limitate.
Come spiegato da Vanoli domenica sera: «Per cambiare serve tempo. Adesso abbiamo una settimana di lavoro completa e vorrei usarla anche per dare nuovi stimoli e freschezza, ma siamo senza esterni e nel calcio di oggi hanno un ruolo fondamentale. Il rischio è quello di restare troppo piatti». Il rientro di Gosens rappresenta una possibilità, mentre Dodò beneficerebbe di un riferimento davanti. «Sto studiando delle soluzioni», ha aggiunto il tecnico.
L’eredità di Pioli e la scelta estiva
Il problema non è nuovo. Lo aveva già evidenziato Galloppa durante il suo breve interregno: «Ho pensato di rivoluzionare tutto, ma abbiamo deciso di ripartire dalle certezze. Purtroppo questa rosa non ha attaccanti esterni, quindi possiamo giocare solo con due uomini dietro la punta o con due attaccanti». La difficoltà nasce dalla decisione estiva di lasciare andare Ikonè e Sottil, senza sostituirli. Una scelta condivisa con Pioli, che accettò di mettere da parte il suo 4-2-3-1 o 4-3-3 abituale per esigenze di club.
Il ragionamento era chiaro: servirebbero almeno quattro esterni offensivi, ma nel mercato odierno questi giocatori rappresentano la voce più costosa, con il rischio di esaurire il budget solo per quel reparto. La mancanza di un’alternativa di scorta ha costretto sia Pioli che poi Vanoli a fare i conti con limiti evidenti.
Verso quale modulo?
Nonostante le difficoltà, sembra arrivato il momento della strambata tattica. L’unica certezza è il passaggio a una difesa a quattro, con uno dei centrali sacrificato, Dodò sulla linea e magari Parisi sull’altra fascia. Il rebus riguarda centrocampo e attacco: Vanoli conosce il 4-2-3-1, ma per applicarlo dovrebbe adattare Gosens come esterno alto, mentre a destra l’unico possibile sarebbe Fortini.
Un’alternativa più equilibrata potrebbe essere il 4-3-2-1, con tre uomini in mezzo (un regista più due mezzali) e due rifinitori (come Fazzini o Gudmundsson) a collegare il gioco con il centravanti. Tuttavia, spiegano gli allenatori, si tratta di una soluzione complessa da mettere in pratica in così poco tempo e in piena emergenza.
Il compromesso più realistico sembra essere il 4-4-2, considerato da Vanoli “un po’ piatto”: sulle fasce sarebbero necessari due giocatori di percussione, lineari come Gosens e Fortini, ma il modulo permette di coprire il campo, mantenere equilibrio e dare almeno una spruzzata di novità a una squadra che ha bisogno di una scossa.