Un derby non è mai una partita come le altre e quello tra Lazio e Roma ha sempre un peso specifico enorme nell’economia della stagione, tra tifoserie, ambiente e bilanci finali. Quest’anno la sfida si arricchisce anche di un duello tecnico e culturale: Sarri contro Gasperini, due allenatori che “firmano” le proprie squadre con idee forti e riconoscibili, accomunati dalla ricerca di un calcio offensivo ma distanti nell’interpretazione.
Il calendario li mette di fronte già alla quarta giornata, in un momento in cui i meccanismi non sono ancora rodati e il “tempo” per lavorare è merce rara, soprattutto in un ambiente come quello romano, dove le pressioni aumentano a ogni passo falso. Entrambi arrivano da sconfitte pesanti: la Lazio dal ko col Sassuolo, la Roma dalla caduta interna col Torino. La classifica racconta di tre punti per Sarri e sei per Gasperini, con il tecnico biancoceleste che può vantare almeno l’esperienza dei derby già vissuti e un gruppo che conosce i suoi principi da tempo, anche se i problemi difensivi e di sviluppo del gioco sono emersi con chiarezza nelle prime uscite stagionali.
Dall’altra parte, Gasperini è ancora nella fase di rodaggio: la Roma deve adattarsi a una filosofia che richiede tempo e applicazione, fatta di pressing feroce, scalate difensive e rotazioni continue sugli esterni. Qualche segnale della sua mano si è già visto, ma la squadra resta lontana dalla piena assimilazione delle idee del nuovo tecnico.
A complicare il quadro, il malumore per i mercati giudicati insufficienti: per Sarri quasi inesistente, per Gasp comunque inferiore alle aspettative. Così il derby diventa anche un esame anticipato per entrambi: la suggestione tattica affascina, ma alla fine conterà soprattutto il risultato. Perché a Roma, senza vittorie, nessuna giustificazione tattica basta a spegnere il chiacchiericcio.