Non è arrivato con proclami rivoluzionari, ma Cristian Chivu ha scelto di cambiare l’Inter partendo dalle basi: lavoro quotidiano, dettagli fisici e un nuovo modo di stare in campo. Niente frasi a effetto, niente promesse irrealistiche: solo sudore e idee chiare. Ha ereditato il 3-5-2 di Inzaghi, ma lo sta riempiendo di contenuti diversi — più pressing, più verticalità, più ritmo — senza stravolgere ciò che già funzionava.
Alla Pinetina i giocatori hanno trovato allenamenti inediti, faticosi e vari: sedute intense che tengono alta la concentrazione e hanno alzato la soglia di resistenza fisica. L’effetto è visibile soprattutto nei finali di gara, quando l’Inter oggi spinge invece di calare. Sul piano mentale, Chivu ha messo mano alla gestione dello spogliatoio: bastone e carota, rotazioni continue (22 titolari già utilizzati) e un clima in cui anche chi gioca meno resta dentro al progetto.
Le cinque vittorie consecutive tra Serie A e Champions hanno certificato la crescita dopo il momento difficile tra Udinese e Juve. Ora la squadra è più aggressiva, organizza un pressing alto che prima mancava, attacca in verticale senza perdere equilibrio. Persino nei dettagli psicologici il tecnico fa la differenza: un Dumfries arrabbiato per il cambio non è un problema ma un segnale di fame, che Chivu sa incanalare.
L’Inter è diventata più sua: feroce, organizzata, ma capace di divertirsi e divertirlo. Non è più prigioniera dei fantasmi di maggio e ha trovato nuove certezze, pur restando fedele a un modulo che negli ultimi anni ha portato risultati. Ora arrivano due prove di fuoco — Roma e Napoli, entrambe in trasferta — che diranno se il lavoro fatto in questi mesi può già valere una candidatura seria allo scudetto.