Cristian Chivu è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia di Napoli-Inter (domani, ore 18). Ecco le sue dichiarazioni.
Chivu, quali insidie ci saranno?
“C’entra poco quello che è accaduto nell’ultima settimana, conta che affrontiamo la squadra campione d’Italia e che siamo i vicecampioni. Le ambizioni sono altissime da entrambe le parti, sarà una partita combattuta ed entrambe le squadre vorranno dire la loro”.
Che risposte ti aspetti?
“Una squadra ha vinto il campionato, l’altra no, anche se non bisogna guardare l’anno scorso. C’è ambizione, così come la rivalità, perché il Napoli negli ultimi anni è una grande del calcio italiano e non solo, ha vinto due scudetti. Sarà una partita in cui due squadre vorranno dire la loro”.
Chivu, ieri hai dato un giorno libero…
“Devo giustificare il giorno di riposo? A me sembra normale. Il miglior allenamento per una squadra è il riposo. Veniamo da un periodo in cui molti hanno fatto 10 giorni di ritiro con la nazionale, non sono mai stati a casa. Dopo Roma siamo tornati alle 5 del mattino, poi siamo andati in Belgio e abbiamo dormito lì dopo la partita perché non potevamo tornare subito a Milano. Mi sembrava giusto staccare un po’ e concedere una giornata ai ragazzi insieme alle famiglie e ai bimbi. A volte bisogna staccare, senza pensare sempre alle solite cose. Mi fido di loro, della loro responsabilità”.
Cosa ti aspetti?
“La partita è importante, non dobbiamo negare l’evidenza e la realtà. Sono importanti i punti, tutto quello che muove la classifica. E’ presto però per dire altro, noi come loro e altre squadre abbiamo già due sconfitte. Il Milan è l’unica ad aver perso solo una gara, anche se ha qualche pareggio. Si va avanti, è l’ottava giornata. Bisogna capire l’importanza della partita, ci giochiamo tanto, ma non tutto. Bisogna andare con convinzione, con lo spirito giusto e la voglia giusta. Non sarà semplice, l’ambiente a Napoli non è a nostro favore. Dobbiamo essere preparati fisicamente e mentalmente per una grande prestazione”.
Chivu, cosa cambia da giocatore ad allenatore una partita del genere?
“La mia esperienza mi ha insegnato una cosa. Tutte le partite bisogna trattarle nella stessa maniera, solo così riesci a dare continuità agli obiettivi di una squadra. Non puoi permetterti il lusso di pensare di essere superiore a qualcun altro, se hai questo approccio non vinci qualcosa di importante. Bisogna trattare tutte le partite alla stessa maniera. Quando sei abituato a preparare le cose in una certa maniera, con rispetto per te stesso e per i compagni, cercando di essere la tua miglior versione, diventa tutto più semplice. Ho vissuto in gruppi in cui era più difficile l’allenamento che la partita, ma questo non vuol dire che preparavamo male le partite. Bisogna gestire bene i momenti”.
Cosa cambia per Lautaro se gioca con Bonny o Esposito?
“Per me non cambia niente. Sono solo numeri, da fuori magari uno pensa che Bonny sia più simile a Thuram. Per me sono quattro attaccanti compatibili, mischiandoli il rendimento della squadra è uguale. Sono generosi, giocano per la squadra e mettono il gruppo davanti a tutto. Per me non esistono coppie. Hanno dimostrato finora che sanno stare insieme e non si pestano i piedi”.
Chivu, se capitasse a te di giocare fuori come Milan-Como?
“Ho imparato di non lamentarmi. Non vedo fantasmi, non vedo sempre le cose negative. E’ uno spreco di energie. Bisogna guardare anche le cose positive. Non sta a me dirlo perché non capiterà a me, ma ho fatto un’amichevole a Bengasi e sono andato. Siamo professionisti, abbiamo il dovere di fare determinate cose. Poi sta a un allenatore e a una società gestire risorse ed energie. Magari impareremo anche a fare cose per il bene della squadra, dandogli qualche giorno in più di riposo. Il miglior allenamento, soprattutto quando si gioca tanto, è sempre il riposo”.
È più difficile fare gol in Serie A?
“Sono qui da molti anni, non vedo un problema in questo. Le squadre sono preparate, è vero quello che si dice in giro: gli allenatori preparano le partite in base all’avversario. All’estero ci si preoccupa più dell’evoluzione e del gioco della propria squadra, senza mai andarci contro. Da quel punto di vista ci sono partite in cui si finisce ‘tanto a niente’, sono più spettacolari, ma non vuol dire che il calcio italiano sia scaduto o sia indietro. Vuol dire che è un modo diverso di interpretare il calcio, sei costretto a farlo perché molti allenatori sono ben preparati”.
C’è voglia di rivalsa e carica particolare per questa partita?
“Hanno qualche sassolino da togliersi? Non credo. Non c’è bisogno di parlare di determinate cose. Conte è stato qui cinque anni fa, nel frattempo con Inzaghi si è vinta la seconda stella, si sono fatte due finali di Champions League. Sono passati anni. Non credo qualcuno debba trovare motivazioni in più solo perché si affronta Conte. Siamo l’Inter, rispettiamo quello che siamo diventati negli ultimi anni. Abbiamo la consapevolezza di quello che siamo, di quello che vogliamo essere. Finisce tutto lì. Abbiamo l’ambizione e la voglia di fare una gran stagione. Abbiamo voglia di fare buone prestazioni per portare avanti un progetto e quello che di buono è stato fatto. Tutto si riassume in questo, non in altro”.
Chivu, da cosa dipende lo scarso minutaggio di Luis Henrique?
“Mi affosso ancora di più e parlo anche di Diouf. Sono due ragazzi che si allenano bene, che stanno cercando di superare il momento attuale. Hanno qualità, margini di crescita, ma dal punto di vista mentale e dell’impatto con il calcio italiano non li reputo ancora pronti. Non vuol dire che non gli abbia dato la possibilità di farlo. Mi prendo sempre la responsabilità del fatto che forse avendo tutte partite ravvicinate ho passato meno tempo con loro ad ascoltarli e a spiegargli determinate cose. Ma per impegno sono giocatori validi, riusciranno a sbloccarsi anche dal punto di vista mentale. Hanno qualità e la fanno vedere tutti i giorni: arriverà anche il loro momento, li vedremo in campo più spesso”.