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Bologna, l’effetto Italiano non si ferma più: ora la città sogna

Dalla Champions alla Coppa Italia, dal mercato delle cessioni all'altissima classifica: il tecnico ha trasformato i rossoblù in una squadra da vertice stabile.

Bologna, l’effetto Italiano non si ferma più: ora la città sogna

Sempre in alto. E forse, presto, ancora più su. Quando il 13 giugno 2024 Vincenzo Italiano si è presentato a Bologna, con giacca blu, camicia bianca e un sorriso da chi sa dove vuole arrivare, pochi avrebbero immaginato che in meno di un anno avrebbe riportato una città intera in piazza.

Le sue parole di quel giorno, pronunciate davanti a migliaia di tifosi in festa per la qualificazione in Champions League, oggi suonano profetiche: «Troveremo il modo per far tornare la gente in piazza». Promessa mantenuta, con tanto di Coppa Italia alzata al cielo e un nuovo entusiasmo popolare che non accenna a spegnersi.

Un Bologna che non smette di stupire

E pensare che la squadra ha perso, in due estati, pezzi fondamentali: Zirkzee, Calafiori, Beukema, Ndoye. Eppure, nonostante tutto, il Bologna oggi è a tre punti dalla vetta, con un gioco riconoscibile, aggressivo, e una mentalità che sembra scolpita nel ferro.

Italiano ha costruito una squadra da “Casa-Italiano”, un gruppo unito dentro e fuori dal campo, dove anche la società — da Sartori a Di Vaio, passando per Fenucci e Saputo — è parte integrante del progetto.

Di Vaio frena, ma ci crede

Proprio Marco Di Vaio, ds rossoblù, ha provato a stemperare l’entusiasmo, pur lasciando aperta la porta a ogni sogno:

«Non possiamo definirci una squadra che può lottare per certi traguardi, almeno non adesso. È realismo, non scaramanzia. Ma siamo felici di stare lassù e speriamo di restarci fino alla fine», ha detto a RadioRai.

Un messaggio di prudenza che però non nasconde la consapevolezza di un gruppo ormai maturo e competitivo.

Numeri da big

I dati sono lì a dimostrarlo: +10 di differenza reti (18 gol fatti, 8 subiti), secondo miglior attacco del campionato e 10 risultati utili consecutivi tra Serie A ed Europa.

Dal 25 settembre, giorno della sconfitta di Birmingham, il Bologna non perde più. E in casa è un fortino: 4 vittorie e un pareggio in 5 partite, con 4 clean sheet.

L’ultima impresa, il 2-0 al Napoli, è arrivata con in porta Massimo Pessina, appena diciottenne, a conferma di un sistema che funziona a prescindere dai nomi.

Il verbo di Italiano

Il marchio di fabbrica resta il 4-2-3-1, ma il tecnico non ha dogmi tattici: sa adattarsi, passando alla difesa a tre o a cinque se serve, mantenendo però intatta la filosofia di fondo.

Aggressività costante, qualità nel possesso, ricerca del recupero palla alto.

E soprattutto un concetto chiave: «Le ali devono essere attaccanti, non solo esterni».

Un’idea che ha moltiplicato la pericolosità offensiva: Ndoye è passato da 1 a 11 gol stagionali, Orsolini ne aveva messi a referto 17 l’anno scorso e ora Cambiaghi sta seguendo la stessa strada.

Una macchina ben costruita

Merito anche di una società che lavora con metodo e lungimiranza.

Sartori e Di Vaio scovano talenti con qualità tecnica e profilo umano ideale, Fenucci gestisce i conti e Saputo — per la prima volta dal suo arrivo — ha chiuso il bilancio in attivo.

Il Bologna perde i pezzi, ma resta competitivo.

Come ha spiegato Di Vaio: «Italiano ha fatto capire quanto sia importante costruire un gruppo lungo e solido. Non ha mai schierato due formazioni identiche: prima viene il Bologna, poi i singoli».

In un campionato che continua a sorprendere, il Bologna di Italiano è la certezza più affascinante: una squadra che non smette di crescere, di giocare e di credere.