Le parole del difensore interista

Bastoni: "Anche la vita del calciatore è sacrificio"

Alessandro Bastoni intervenuto in un podcast di Alessandro Cattelan toccando argomenti dentro e fuori dal campo

Bastoni: "Anche la vita del calciatore è sacrificio"
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Nel corso del podcast Supernova di Alessandro Cattelan è intervenuto come ospite Alessandro Bastoni. Il difensori dell'inter ha toccato tanti temi, dal calcio alla sua vita al di fuori dal campo. Bastoni parte toccando i sacrifici fatti in carriera: "A cosa mi aggrappo per mantenere sempre alto il livello? È una cosa personale, dipende tanto dal percorso che uno ha avuto. Nel corso della carriera ho incontrato le persone giuste al momento giusto. Davanti a tutto metto i sacrifici che ho fatto".

Bastoni si sofferma proprio su sacrifici cercando di rompere un luogo comune che vedi i calciatori come privilegiati senza malus: "Per la gente in generale i sacrifici li fanno soli gli operai o i muratori. Se non sei dentro a questo mondo fai fatica a capire i sacrifici che fa un giocatore. Giochiamo talmente tanto che siamo sempre lontano dalle famiglie. Il discorso si riduce sempre a 'eh ma guadagni milioni', però per me è una cosa sbagliatissima: il tempo è una cosa impagabile e non te lo restituisce nessuno".

Il "braccetto di sinistra" dell'Inter si è soffermato anche su un retroscena che avrebbe potuto vedere il suo destino lontano dai colori nerazzurri: "Ho fatto le guerre per andare via, considerando che avevo davanti Godin, Skriniar, De Vrij. Conte mi ha chiesto di restare e una volta che ho giocato non sono più uscito". Ma qual è la routine settimanale di Bastoni tra mille partite, ritiri e allenamenti: "Se facciamo ancora i ritiri? Almeno uno a settimana, il sabato prima della partita, poi la domenica giochiamo, lo stesso quando giochiamo il mercoledì. Dormo a casa due-tre notti a settimana. Poi i giorni in cui dormo a casa sono via fino alle 14:00 per via degli allenamenti, quindi il tempo a casa è veramente ristretto".
Un "interismo", quello di Bastoni, che si è evoluto nel corso del tempo: "Ho fatto 11 anni di settore giovanile con l’Atalanta e ho affrontato non so quante volte l’Inter, in quei momenti non mi stava molto simpatica. Facevo i miei interessi.

Poi da grande, quando rappresenti i colori che ami è il massimo della vita. Non dovevo più cercare i risultati della mia squadra del cuore, perché ne facevo parte". Per la finale di Champions del 2010 però, Bastoni era sul divano con suo papà a tifare Inter: "Nel 2010 avevo 11 anni, sarò stato a letto perché avevo scuola (ride, ndr). Scherzo, l'ho guardata con mio papà, è stato lui a trasmettermi la passione per l’Inter. Ho una foto, che ho pubblicato anche su Instagram, mentre guardiamo quella partita".
Bastoni, che è ormai uno dei leader dei nerazzurri, parla delle dinamiche all'interno dello spogliatoio: "Se sono uno che parla? Sì, ma non c’è bisogno di parlare sempre.

C’è un livello talmente alto che uno sa dove sbaglia, al massimo potrei dire qualcosa in merito all’atteggiamento nel caso in cui le cose non stiano andando bene. In spogliatoio parlano tanto Lautaro e Barella, ma non abbiamo la cultura che uno parla e tutti stanno zitti". Poi il 25enne di Caslmaggiore parla delle differenze nei rapporti tra compagni rispetto a quando ha iniziato ad affacciarsi alla prima squadra: "Non c’è più il nonnismo che c’era una volta. Ci sono passato nei primi anni di carriera, ora fortunatamente non c’è più. Ad esempio all’Atalanta succedeva con Stendardo, Masiello e Zukanovic. Una volta ho fatto un tunnel in allenamento ed è finito il mondo. Non lo trovo giusto. Fortunatamente c’è più cultura ora".

Bastoni si è infine soffermato sul mondo dei social e sugli 'hater' che popolano questo universo telematico: "Spesso manca il rispetto verso di noi. Non puoi insultarmi la famiglia o augurarmi la morte perché ho fatto un errore. I social hanno portato questa cosa malsana. Poi c’è chi va dritto per la sua strada e se ne sbatte e chi meno.

Parlo ad esempio al tifoso dell’Inter che fischia un suo giocatore o lo va a insultare sui social, è controproducente. Io vado a leggere i commenti, mi infastidisce vedere certe cose. Poi magari capita che ti trovano in giro e ti chiedono la foto. Sta a te distinguere le critiche delle persone. C’è una cattiveria e un’invidia che fa paura".

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