Serie A

Arrivabene torna a parlare: “Trattato come un criminale”

Le parole dell'ex dirigente bianconero

Arrivabene torna a parlare: “Trattato come un criminale”

La fine di un incubo. Il riconoscimento della verità, finalmente. Ma quella sensazione, quella provata il giorno dopo la condanna sportiva, non si cancella“. Maurizio Arrivabene, ex dirigente della Juventus, torna a parlare dopo la decisione del Gup di Roma che, nell’ambito dell’inchiesta Prisma, ha decretato il non luogo a procedere nei suoi confronti. Lo fa in un’intervista esclusiva a Tuttosport, raccontando anche il lato umano della vicenda: “Il giorno dopo il processo, mia figlia tornava dall’estero. Appena atterrata in Italia, mi ha visto sulle prime pagine di tutti i giornali, come se fossi stato condannato per un crimine. È stato un momento durissimo. Mi sono sentito trattato come un criminale. E quella sensazione non si dimentica“.

Un’amarezza profonda, nonostante il proscioglimento fosse stato richiesto dagli stessi pm. Una vicenda giudiziaria che ha segnato l’ex CEO bianconero, ma che non ha intaccato il suo legame con la Juventus: “Se sono ancora tifoso? Certo, non si cambia squadra. La Juve è la Juve“.

Arrivabene ha poi parlato anche di Dusan Vlahovic, attaccante su cui aveva puntato forte durante la sua gestione: “Mai pentito dell’acquisto. Quando lo abbiamo preso, segnava una valanga di gol. Non è mai stato scarso, anzi. Alla Fiorentina giocavano per lui, mentre alla Juve non è mai stato possibile farlo. Forse ora lui stesso se n’è reso conto e ha cambiato atteggiamento. Mi sembra più sereno, più leggero, e si vede dai risultati. Sta andando bene“.

Un rapporto di stima che dura: “Con lui ci sentiamo ancora, ci scambiamo messaggi. È un bravo ragazzo, con la testa sulle spalle“.

Parole che raccontano non solo la fine di una vicenda giudiziaria, ma anche l’orgoglio di chi ha sempre creduto nelle proprie scelte e nel valore delle persone.