Botta e risposta

Abodi: "Via dalla Nazionale chi ha scommesso"

La dura presa di posizione del Ministro dello Sport, la replica dell'Assocalciatori

Abodi: "Via dalla Nazionale chi ha scommesso"
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"Via dalla Nazionale chi ha scommesso". Così il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi al Messaggero in merito alla vicenda delle scommesse che ha coinvolto anche due giocatori azzurri come Tonali e Fagioli: "La maglia azzurra deve essere espressione del valore tecnico, ma anche del comportamento morale, che deve addirittura precederlo. Non basta buttare la palla dentro. Se vieni meno a delle regole che sono esemplari, bisogna andare al di là della sanzione. Vedo la convocazione in Nazionale come un premio a tutto tondo. Non sono per chi è pronto a fare qualunque cosa per vincere una partita o una competizione - ha proseguito - Bisogna dare tutto, è diverso. Non andare a giocare più in azzurro non vuol dire tra l'altro non fare più sport, ma farlo in un altro modo. È una valutazione che va fatta. Anche il patteggiamento presuppone un'assunzione di responsabilità pro futuro. Penso sia interessante che ci sia una parte di riabilitazione attraverso i servizi sociali. Questi ragazzi devono conoscere la vita un po' meglio".

La risposta dell'Assocalciatori ad Abodi

"Ricordo che l'articolo 27 della Costituzione prevede la funzione rieducativa della pena. Chi ha fatto i conti con la giustizia sportiva deve fare parte del nostro mondo in maniera completa - è la posizione del presidente dell'Assocalciatori, Umberto Calcagno, che ha commentato le parole del ministro dello Sport Abodi - Al Mondiale dell'82 c'era Paolo Rossi, che in precedenza aveva sbagliato e pagato. Recuperarlo all'azzurro fu un valore aggiunto, sportivo e umano".

"Il problema è generazionale, non dei calciatori - ha proseguito Calcagno -. Il problema sono i nostri ragazzi e per aiutarli bisogna che il governo trovi i fondi per campagne di sensibilizzazione ad hoc. E poi bisogna coinvolgere di più i genitori. Perché se non si fa niente prima, dopo i 14-16 anni è già tardi. Il presupposto è che questi ragazzi hanno un problema di ludopatia, non hanno commesso illeciti. Per loro che agiscono in ambito sportivo la funzione rieducativa della pena prevista dall'articolo 27 della Costituzione va addirittura potenziata".

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