San Siro: Sala resiste, ma la vendita è rinviata a settembre
Slittano i passaggi in giunta e in consiglio: il sindaco non molla, ma la questione va risolta entro novembre

San Siro resta al centro del dibattito milanese. Ma questa volta non sono le partite a infiammare gli animi, bensì la politica e la giustizia. Il nome dello stadio è finito nei verbali dell’inchiesta urbanistica che ha travolto Palazzo Marino, e il suo destino si lega ora più che mai a quello del sindaco Beppe Sala, uno dei 74 indagati dalla Procura di Milano.
Sala resta, ma chiede sostegno
Nel pomeriggio di ieri, Sala ha incontrato i vertici del Partito Democratico milanese, ricevendo un sostegno formale ma condizionato. Il segretario Capelli ha parlato di un confronto “costruttivo” e ha ribadito la necessità di “segnali di cambiamento”, che probabilmente si tradurranno nelle dimissioni dell’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, uno dei sei per cui la procura ha chiesto gli arresti domiciliari.
Sala però non intende fare un passo indietro. Oggi parlerà in Consiglio comunale per la prima volta dopo lo scoppio dello scandalo, spiegando la sua posizione e delineando le priorità dell’ultimo biennio di mandato. Tra queste, una spicca su tutte: la vendita di San Siro a Inter e Milan.
Accordo trovato, ma il calendario slitta
Il Comune ha trovato un accordo preliminare con i due club per cedere l’impianto a 197 milioni di euro, con una compartecipazione dell’amministrazione ad alcune spese. Ma perché diventi operativo, l’intesa dovrà essere approvata prima dalla Giunta e poi dal Consiglio comunale. Il piano iniziale prevedeva la chiusura entro fine luglio, ma con l’inchiesta in corso e l’incertezza politica, tutto è rinviato a settembre.
Il progetto però resta in piedi. Inter e Milan devono formalizzare l’acquisto entro il 10 novembre, data simbolica: quel giorno, il secondo anello di San Siro compirà 70 anni, attivando il vincolo culturale che ne impedirebbe la demolizione. Da qui l’urgenza. Se il Consiglio approverà l’accordo all’inizio di settembre, i club avranno ancora due mesi per chiudere il finanziamento e firmare l’atto notarile.
Maggioranza risicata e rischio ricorsi
L’ostacolo più immediato resta l’aula di Palazzo Marino. Su 48 consiglieri, la maggioranza di governo ne conta 31, ma almeno cinque hanno già espresso posizione contraria al progetto. La partita, quindi, si gioca sul filo: servono almeno 25 voti favorevoli. Possibile un appoggio dall’opposizione, ma un simile scenario avrebbe ripercussioni politiche importanti.
E non è tutto. Anche in caso di approvazione, si prevede una raffica di ricorsi, che potrebbero rallentare – o addirittura bloccare – l’effettivo passaggio di proprietà. Avvocati, giudici e carte bollate entreranno in campo, in una corsa a ostacoli che potrebbe durare mesi.