Le parole

Paratici torna a parlare: “Vicino al Milan in estate…”

Fabio Paratici ha toccato tanti altri argomenti oltre al suo mancato arrivo al Milan che pareva quasi sicuro in estate.

Paratici torna a parlare: “Vicino al Milan in estate…”

Dopo mesi di silenzio, Fabio Paratici torna a parlare. L’ex dirigente della Juventus, oggi nuovamente operativo al Tottenham, sceglie Sky Sport per raccontare il suo lungo periodo lontano dal calcio e il difficile percorso personale seguito alla squalifica legata al caso plusvalenze. Un ritorno in pubblico che assume i toni della riflessione, tra ferite non del tutto rimarginate e la volontà di ripartire. “Per il mio carattere, quando ho affrontato questa situazione avevo vergogna di difendermi. Perché ci si difende quando si fa qualcosa di male: io dentro di me ho sempre sentito che non avevo fatto nulla”.

Lo scorso luglio, con la fine dei 30 mesi di inibizione, il dirigente emiliano è stato reintegrato dal club londinese nel ruolo di direttore sportivo. Una riabilitazione professionale che, tuttavia, non cancella le ombre di una vicenda che ha segnato un’epoca recente del calcio italiano. “È stata una vicenda molto lunga. Ti devi confrontare con argomenti mai affrontati, con situazioni che non avresti mai pensato di dover gestire. Alla fine ti senti quasi migliorato come persona. Ma nessuno ha mai spiegato che la Juventus, io e le persone coinvolte siamo stati condannati non per la valutazione ‘artificiale’ o distorta dei calciatori, ma per un principio contabile che non è mai stato utilizzato prima. E neanche dopo”.

Paratici insiste sul nodo metodologico, evidenziando come la valutazione dei calciatori resti un tema dai confini labili. “Ci sono decine di criteri per cui la valutazione dei giocatori cambia. Esistono dei range? Certo, un range logico serve agli operatori di mercato. Ma poi si entra in una situazione di soggettività assoluta”.

La decisione di patteggiare, spiega, è nata da una scelta di realismo: “È stata una scelta responsabile. La vicenda durava da 4 anni e mezzo, la squalifica sportiva era già stata scontata e il processo penale era solo all’udienza preliminare. Per gli anni a venire non avremmo avuto nessuna certezza su come si sarebbe conclusa. Anche dal punto di vista lavorativo tutto questo va a inficiare delle possibilità. Quindi abbiamo deciso in maniera responsabile di fare la richiesta di applicazione della pena e chiudere”. L’ex bianconero conferma inoltre un retroscena estivo: “Sono stato molto vicino al Milan, ma se non si è concluso il matrimonio non sto qui a chiedermi perché”.

Il presente, invece, parla inglese. “Il Tottenham mi ha fatto davvero sentire a casa. Qui non mi hanno mai giudicato, ma sempre supportato e aiutato. Non c’è mai stato un momento in cui abbia sentito dubbi su di me”. Un clima che ha permesso a Paratici di ritrovare equilibrio e serenità, pur senza dimenticare gli anni di trionfi a Torino. “Quando vinci ti sembra tutto quasi normale. Ma ripetersi per 9 anni di fila è difficilissimo. Se fai 365 per 9 è un calcolo pazzesco: vuol dire che per quasi 3.500 giorni siamo stati primi in classifica”.

L’ex dirigente racconta anche il suo rapporto con gli allenatori, basato su confronto e fiducia. “Ho sempre discusso molto di calcio con i miei allenatori e ho imparato moltissimo da loro: sono preparatissimi. I dirigenti devono supportarli e sopportarli in quello che pensano sia giusto. Siamo lì per aiutarli, non per metterli in discussione”.

Uno sguardo alla Premier League, che per Paratici resta un modello di riferimento: “L’approccio è totalmente differente. È un’istituzione, un brand globale pazzesco, pari all’NBA. È vista in tutto il mondo, i diritti sono venduti ovunque tranne in quattro Paesi. Ci sono molte cose da prendere come esempio, diverse da quelle che facciamo noi in Italia”.

Sul futuro del calcio italiano, la ricetta è chiara: “Come migliorare il prodotto? Prima di tutto serve lavorare sulle infrastrutture. Stadi e centri sportivi sono fondamentali. Partiamo da questo e poi vediamo cosa succede”.

Infine, uno sguardo alla Juve di oggi e a due figure care al dirigente: “Sono molto legato a Igor Tudor. Mi spiace moltissimo, perché ha meritato questa chance dopo tante esperienze dure e sono dispiaciuto per come sia finita. Per lui e per la Juventus”. E su Luciano Spalletti: “È un grandissimo allenatore, non devo essere io a dirlo. Gli auguro tutto il successo possibile”.