Leonardo: "Sbagliato cacciare Maldini, il Milan è senz'anima"
L'ex rossonero ha rilasciato un'intervista al QS: "Credo abbiano capito che mandare via Paolo è stato un errore"

Leonardo ha rilasciato una lunga intervista al QS, dove ha discusso principalmente della sua carriera e dei giovani, ma ha anche commentato il momento negativo che sta attraversando il Milan, la squadra in cui ha ricoperto diversi ruoli, da attaccante a allenatore, fino a dirigente. Sul momento difficile dei rossoneri, Leonardo ha dichiarato: “Se al Milan serve più milanismo? Ma c’era, si chiamava Paolo Maldini, e da dirigente ha vinto uno scudetto ed è arrivato in semifinale di Champions. Poi è stato mandato via, e con lui è andato via un grande pezzo di passione. Oggi se ne sono accorti tutti: il Milan è vuoto, senz’anima. Ma sono cicli, passerà. Anche perché credo che in società abbiano capito di aver sbagliato”. Riguardo al suo periodo in panchina con il Milan, il brasiliano ha parlato delle difficoltà che ha vissuto: “Certe situazioni le ho vissute, anche se ho allenato poco. Sono partito in un momento particolare: Kaká era stato venduto, Maldini aveva smesso. Insomma, tante novità. Cominciai l’annata senza vincere per 5-6 partite. Tutti mi dicevano di non condividere con i calciatori scelte o sistemi di gioco, ma io andavo in palestra e dicevo: ‘Giochiamo in modo spericolato e rischiamo’. In realtà, i difensori non volevano, ma col tempo digerirono l’idea. Fu un azzardo, ma in tanti dicevano che il ‘4-2-fantasia’ era bello e divertente. Tutto cominciò nella terza partita di Champions a Madrid, quando schierammo una squadra molto sbilanciata in avanti e vincemmo 3-2. Mai successo al Bernabeu…”. Infine, riguardo a San Siro, Leonardo ha riflettuto sulla pressione che si prova a giocare in uno stadio iconico come quello: “Giocare a San Siro ti crea ansia, è una sollecitazione non facile da reggere. Ma da allenatore o dirigente, tocca a me capire come il calciatore possa liberarsene. E comunque, la pressione non c’è solo a San Siro, ma ovunque. Ci sono anche giocatori che preferiscono partire dalla panchina per essere più tranquilli”.