Attacco spuntato

Juventus, da Vlahovic a Yildiz: ora l’attacco non segna più

Terza partita consecutiva per la Juventus senza far gol: ieri grandi occasioni, fallite, da Vlahovic e da Openda.

Juventus, da Vlahovic a Yildiz: ora l’attacco non segna più

A Madrid la Juventus ha ritrovato carattere, ma non il gol. In uno stadio come il Bernabeu, dove ogni esitazione pesa come un macigno, i bianconeri hanno mostrato compattezza e coraggio, riuscendo a tenere testa ai fuoriclasse del Real di Xabi Alonso. Ma nel momento in cui serviva trasformare lo sforzo in concretezza, l’attacco si è sciolto, lasciando spazio solo ai rimpianti.

Il piano di Tudor aveva funzionato: squadra corta, intensità, personalità. La Juve ha dato l’impressione di potersela giocare, non ha mai tremato davvero, ma davanti è mancato l’istinto del killer. Le occasioni ci sono state, le ha avute soprattutto Dusan Vlahovic, che si è mosso con generosità ma senza precisione. Il serbo ha sfiorato il colpo del possibile vantaggio, poi ha visto la sua conclusione fermarsi sui guantoni di Courtois, simbolo di una serata in cui la Juve ha prodotto ma non raccolto.

“Cosa gli ho detto? Rimarrà tra di noi… ma so che quell’azione gli rimarrà dentro a lungo”, ha confidato Di Gregorio, uno dei migliori in campo. Vlahovic ha provato a spiegare le proprie sensazioni con lucidità: “Devo dimenticare in fretta, c’è un’altra partita alle porte e non sarà facile perché affronteremo la Lazio a Roma. Io – così Vlahovic – gioco a calcio, faccio il lavoro più bello al mondo, sono nella Juventus: il resto non conta. La concorrenza, tra noi in attacco, è sana: io penso solo ad allenarmi al massimo, poi decide il tecnico. Devo fare gol, arriverà presto e il contratto non rinnovato non c’entra niente: sono solo concentrato sul presente…”.

Yildiz, alla sua prima notte da capitano, non ha trovato la giocata che potesse accendere la partita. Nessun guizzo, nessuna magia: solo tanta volontà e un tiro prevedibile, facile preda di Courtois. L’altro volto dell’attacco, Openda, ha avuto la palla giusta nei minuti finali ma ha peccato di leggerezza, sprecando l’occasione di lasciare il segno. E così la Juve, dopo aver costruito con pazienza, si è ritrovata a mani vuote, punita dalla propria imprecisione.

La differenza con la prova di Como è stata evidente. “Rispetto alla sconfitta di domenica scorsa c’è stato un netto cambiamento – ha detto ancora Vlahovic –. Dobbiamo avere sempre la stessa mentalità vista contro il Real: umiltà e compattezza. Non è possibile vedere una squadra tanto diversa in tre giorni di differenza. Qui usciamo sconfitti, ma dopo aver dato tutto, aver creato le nostre occasioni, averle sprecate. Una rete ti cambia la vita…”.

Tudor può ripartire da questo spirito. La Juve ha mostrato finalmente un’anima collettiva, quella che era mancata in campionato. Ma il problema resta lo stesso: la difficoltà nel trasformare in gol ciò che si costruisce. Il tecnico croato ha chiesto equilibrio e freddezza, e per una sera i suoi uomini gli hanno risposto, ma solo a metà.

A Madrid ha vinto la concretezza del Real, ma la Juventus ha lasciato intravedere segnali di crescita. Adesso tocca alla trasferta di Roma dire se questo gruppo può davvero trovare continuità o se resterà prigioniero del proprio limite più evidente: un attacco che sa creare, ma non colpire. Il filo su cui cammina la Juve è sempre sottile, e ogni volta rischia di spezzarsi.