La trasferta romana ha messo in luce tutti i limiti offensivi della Juventus, già intravisti nelle precedenti uscite ma mai così evidenti. Contro la Lazio, la manovra bianconera ha faticato a decollare, e la serata si è trasformata rapidamente in un’incubo per Igor Tudor, oggi poi esonerato dai vertici bianconeri, e i suoi attaccanti. La formazione iniziale prevedeva Vlahovic in coppia con David, poi a metà gara l’allenatore ha provato a dare respiro inserendo Yildiz prima e Openda poi, ma il risultato non è cambiato.
Dusan Vlahovic ha confermato il momento nero che lo sta allontanando dal rendimento di inizio campionato che aveva fatto pensare a scenari ben differenti per la sua stagione. David si è confermato disastroso come spesso è capitato: un’occasione che Provedel ha cancellato in uscita ma soprattutto il passaggio di testa incomprensibile alla Lazio in occasione del gol dei biancocelesti. Yildiz entrato nel secondo tempo ha avuto un’occasione su grande assist di Kalulu mentre Openda, subentrato anche lui nella ripresa, non è riuscito a dare la scossa sperata, limitandosi a qualche spunto isolato.
Il quadro che ne esce è chiaro: l’attacco bianconero non riesce a incidere, e la squadra non segna da quattro gare consecutive – Milan, Como, Real Madrid e Lazio – una sequenza di digiuno offensivo che non si vedeva dai tempi di Maifredi, nel 1991. Tudor ha continuato a cercare soluzioni, a variare moduli e uomini, ma l’assenza di concretezza in fase realizzativa pesa troppo sulla classifica e sulla fiducia della squadra. Ora starà a Brambilla prima e a Spalletti o Palladino dopo cercare la soluzione giusta, magari trovando una continuità di impiego nell’11 iniziale e nei tre davanti.
Mercoledì ci sarà l’Udinese, poi la trasferta contro il Cremona: due appuntamenti fondamentali per ritrovare il ritmo e invertire la tendenza. La Juventus sa che i cambiamenti devono essere immediati, perché continuare a sprecare occasioni significa vedere sempre più lontano l’obiettivo di risalire in campionato. L’attacco, oggi, è il vero nodo da sciogliere.