Il nuovo Milan prende forma: tecnica, equilibrio e possesso
Il 4-3-3 di Allegri riparte dal centrocampo e dai piedi buoni. Ma serve molto più di un nome per cambiare volto ai rossoneri

Il nuovo Milan prende forma. Quando Igli Tare ha parlato di una squadra che “deve essere compatta, dominare le partite, avere giocatori di grande palleggio”, è stato impossibile non ripensare a dodici mesi fa, a quelle stesse ambizioni pronunciate all’interno delle mura di Casa Milan, al numero 8 di via Aldo Rossi. All’epoca, era Paulo Fonseca a tracciare una rotta simile: “Voglio costruire una squadra coraggiosa, offensiva, dominante, reattiva, che non lascia pensare gli avversari, con un’identità forte. La qualità del gioco per me è importante”.
L’idea, in fondo, c’era. Mancavano però i giocatori per metterla in pratica. Il Milan della stagione 2024-25, nonostante gli aggiustamenti invernali, è rimasto ancorato a un'identità di transizione più che di possesso. Adesso, il lavoro della dirigenza rossonera punta a una svolta. Il primo passo è stato sfoltire la rosa — mai si erano visti così tanti addii in così poco tempo. Il secondo sarà inserire volti nuovi, a partire da quello più affascinante, anche se ancora privo di firma ufficiale: Luka Modric. Un colpo che, almeno sul piano del palleggio, garantisce un livello tecnico di assoluto prestigio.
Tare è stato chiaro: “Il centrocampo sarà il reparto su cui interverremo di più. Riteniamo sia importante aumentare la qualità di gioco di questa squadra”. Non a caso, sul taccuino della dirigenza compaiono i nomi di Xhaka, Jashari e Javi Guerra. La sfida principale sarà compensare l’addio di Reijnders, uno dei pochi interpreti in grado di dare fluidità alla manovra. Ma si sa: alzare il tasso tecnico costa, e non tutti gli obiettivi potranno diventare realtà.
Il sistema di gioco su cui si punterà, almeno all’inizio, sarà il 4-3-3. Già intravisto a sprazzi nella scorsa stagione, ora dovrebbe trovare piena applicazione sotto la guida di Massimiliano Allegri, tecnico da sempre attento all’equilibrio e all’ampiezza. Una mediana a tre “vera”, con un regista basso davanti alla difesa, dovrebbe restituire alla squadra quella solidità che il 4-2-3-1 dell’anno passato non garantiva. Va detto, però, che i moduli contano fino a un certo punto: anche la difesa a quattro dell’ultimo Milan spesso si trasformava in una linea a tre in fase di possesso.
La vera svolta, però, potrebbe arrivare dalla progressiva scomparsa del trequartista puro. Un cambiamento che coinvolge direttamente Christian Pulisic, spesso impiegato alle spalle del centravanti in alternanza con Reijnders. Anche nel nuovo sistema, l’americano continuerà a muoversi con libertà, accentrandosi per creare superiorità.
Infine, resta da sciogliere il nodo più spinoso: il centravanti. Se Leao e Pulisic sono certezze sugli esterni, il rendimento di Gimenez è tutto da valutare. Dopo un avvio pirotecnico, la sua prima stagione rossonera è stata segnata da troppi alti e bassi, con pochi palloni giocabili e scarso supporto tattico. Per questo Tare ha messo in chiaro che accanto al messicano, attaccante mobile e propenso a venire incontro, servirà una punta più statica, da area di rigore. Un profilo alla Giroud: meno movimento, più presenza, per facilitare l’inserimento degli esterni e dare peso al gioco offensivo.
Il Milan che verrà sarà figlio delle idee, ma anche della capacità del club di trasformarle in una squadra. Il mercato è appena cominciato, ma la direzione è tracciata: tecnica, identità e una nuova centralità del palleggio.
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