Crisi Milan

Milan, è il fallimento anche di Ibra: c'è ancora posto per lui?

Milan, è il fallimento anche di Ibra: e ora cosa succederà all'ex campione rossonero? C'è ancora posto per lui?

Milan, è il fallimento anche di Ibra: c'è ancora posto per lui?
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Per mesi Zlatan Ibrahimovic ha incarnato il volto pubblico del Milan, sempre pronto a parlare, a esporsi, a prendersi la scena. Ora, invece Ibra è diventato un’ombra silenziosa che aleggia su un club in piena crisi di identità. Le sue apparizioni si sono fatte rare, i suoi messaggi sfuggenti e poco incisivi, proprio nel momento in cui la stagione rossonera si è sgretolata sotto il peso delle aspettative tradite.

L’ultima volta che ha parlato in pubblico è stato pochi giorni fa, alla vigilia della finale di Coppa Italia. Una battuta sul tifo rossonero di Sinner, una frase rapida su Milan-Bologna. Prima ancora bisogna tornare al 30 marzo, prepartita di Napoli-Milan, quando aveva spiegato di essere sparito per venti giorni a causa di un virus: “Ho perso pure tre chili. Sono qua per aiutare tutti, in campo e fuori. Come prima, ora e in futuro”. Aveva anche smentito i presunti dissapori con l’ad Giorgio Furlani, liquidandoli come “tutte falsità”.

Ma a colpire è il silenzio prolungato di un uomo da sempre abituato a generare attenzione: post enigmatici, dichiarazioni a effetto, provocazioni. In questi mesi, invece, anche sui social Zlatan è quasi sparito. Su X l’ultima attività risale al 25 febbraio, su Instagram qualche segno di vita recente, ma legato al suo mondo imprenditoriale. Eppure parliamo di un personaggio da oltre 72 milioni di follower. Tutti a chiedersi, ormai, non tanto cosa voglia dire un suo gesto o una sua frase, ma semplicemente: che cosa sta succedendo? E cosa succederà?

Curiosamente, nel momento più delicato per il Milan, Ibrahimovic ha scelto di non esporsi. Una novità per chi, solo un anno fa, sembrava essere diventato il frontman del club, sempre in prima linea davanti a telecamere e microfoni. Ora il suo ruolo resta avvolto nella nebbia. Formalmente non è un dirigente, ma un consulente a tutto campo della proprietà. In particolare di Gerry Cardinale, imprenditore pragmatico, abituato a valutare i suoi manager in base ai risultati. E anche per Zlatan, evidentemente, il bilancio stagionale è negativo.

Il suo nome resta fortemente legato all’immagine del club, ed è un traino commerciale importante. Ma è chiaro che in via Aldo Rossi si dovrà presto ridefinire l’assetto interno, fare chiarezza su ruoli e competenze. Anche perché i tifosi, in questa stagione, hanno scaricato pure lui. I primi fischi sono arrivati a dicembre, durante Milan-Genoa, nel giorno dei festeggiamenti per i 125 anni del club: una frattura profonda tra il campione idolatrato e il dirigente percepito come parte del problema.

Col tempo, la frustrazione è aumentata. Ibra ha partecipato ai colloqui con i possibili nuovi direttori sportivi insieme a Cardinale, ma poi è stato messo in ombra dalle manovre di Furlani. E intanto continua a mancare una risposta alla domanda chiave: di cosa si occupa concretamente Zlatan Ibrahimovic?

La retrocessione del Milan Futuro, progetto di cui si era fatto garante e che aveva affidato all’amico Jovan Kirovski, non ha certo aiutato a migliorare la percezione. Un investimento da 15 milioni caduto in Serie D. Non è passata inosservata nemmeno la sua assenza al ritorno dei playout contro la Spal, mentre era a seguire la Primavera del figlio Maximilian.

A pesare sono anche le dichiarazioni ottimistiche rilasciate durante l’anno, rivelatesi in forte contrasto con la realtà: “tutto sotto controllo”, “siamo tranquilli”, e gli elogi ai nuovi acquisti che non hanno mai realmente inciso. A questo si aggiunge il mancato apporto ai giocatori in crisi, che ci si aspettava invece potesse stimolare con la sua leadership.

Tessere di un mosaico che restituisce un quadro complicato. Un quadro in cui nemmeno Ibra è esente da colpe. E quando una stagione fallisce, nessuno può più permettersi di restare in silenzio.

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