Il prossimo CT

Nazionale, Gattuso in vantaggio su Cannavaro e De Rossi

Gennaro Ivan Gattuso è in vantaggio sui compagni, eroi del 2006, per prendere l'eredità di Luciano Spalletti come CT della nazionale

Nazionale, Gattuso in vantaggio su Cannavaro e De Rossi
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Venti anni dopo la notte magica di Berlino, l’Italia calcistica si ritrova a un nuovo bivio, alla ricerca dell’erede di Spalletti per guidare la Nazionale verso il Mondiale 2026. Un passaggio di testimone che parla la lingua del 2006: Fabio Cannavaro, Rino Gattuso e Daniele De Rossi — tre colonne di quella vittoria mondiale — sono oggi i principali candidati alla panchina azzurra.

Il nome più caldo è quello di Gennaro Gattuso. Nelle ultime ore il vantaggio dell’ex centrocampista pare essersi consolidato: entro 24 ore il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, scioglierà le riserve. La rosa dei candidati è ormai ristretta ai tre ex campioni del mondo, selezionati sulla base di personalità, idee e disponibilità contrattuale. Gattuso, attualmente libero, sembra rispondere con maggior forza a tutte le priorità.

L’ex allenatore di Napoli, Milan, Marsiglia e Siviglia porta in dote un profilo combattivo e appassionato, molto distante dalla fiacchezza vista negli Azzurri dell’ultimo giugno. Le sue squadre sono state aggressive e compatte, capaci di un calcio più raffinato di quanto si creda. Il suo “ringhismo” è un’evoluzione tattica votata al pressing, alla verticalità, alla fame. Il sistema preferito è il 4-2-3-1, ma Gattuso ha mostrato duttilità tattica, adattandosi alle esigenze del gruppo. “Grinta e cuore sono l’abc del calcio”, ha detto. Ed è proprio ciò che manca oggi alla Nazionale.

Ma attenzione a Fabio Cannavaro. Se Gattuso è il guerriero, l’ex capitano è l’uomo immagine per eccellenza. Sollevare la Coppa del Mondo lo ha reso un simbolo assoluto. A chi gli rimprovera un curriculum europeo modesto (Benevento, Udinese), Cannavaro oppone esperienze significative in Asia, dall’Al Nassr alla Cina, dove ha anche vinto e guidato la nazionale. Il suo calcio è verticale, aggressivo, senza ossessione per il possesso. “Mi pensate difensore, ma voglio una squadra che corra in avanti, che faccia rock and roll”, dice, ispirandosi a Klopp.

Infine Daniele De Rossi. Più giovane, più legato all’attualità, meno esperto ma considerato da molti un predestinato della panchina. Dopo la breve avventura alla Spal, ha conquistato Roma e romani con carisma e idee: flessibile tatticamente, predilige il 4-2-3-1 ma ha dimostrato di saper sorprendere. I suoi riferimenti sono Spalletti, Conte e Luis Enrique, da cui ha ereditato la voglia di dominare attraverso il gioco. “Vorrei che la mia squadra fosse riconoscibile”, ha detto, rivelando una visione nitida e ambiziosa.

La scelta è imminente. Serve un condottiero, non un teorico. Un allenatore capace di trasmettere spirito e identità a un gruppo che ha perso smalto e fame. Gattuso sembra in vantaggio, ma Cannavaro e De Rossi restano alternative solide. E se davvero il Mondiale 2026 sarà l’occasione per scrivere una nuova pagina, farlo con uno dei protagonisti del 2006 sarebbe la più poetica delle coincidenze.

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