Impegnato con la sua Nazionale, Denzel Dumfries si racconta a ‘de Volkskrant’: il momento della carriera, il suo carattere e la crescita, i premi, gli obiettivi, l’Inter e l’Olanda.
FINALI DI CHAMPIONS E ORGOGLIO
“Quando ti fermi un attimo a pensare alla tua carriera, come mi è capitato di recente dopo la cerimonia del Pallone d’Oro (è arrivato 25º, ndr), mi sento orgoglioso di me stesso. Penso: ben fatto, bravo così! Il mio ex allenatore Alex Pastoor mi ha insegnato che bisogna godersi il momento, essere consapevoli di dove si è e sentirsene fieri.
A volte è difficile. È importante saper guardare le cose da una prospettiva più ampia, da dove ti trovi. Quando sei preso da tante cose, a volte ti dimentichi di guardare da dove sei partito. Dove mi trovo ora? Posso essere soddisfatto? Due finali di Champions League in tre anni con l’Inter: sì, posso esserne fiero. Sono orgoglioso di quanto fatto, è stato un ottimo lavoro. Fa schifo perderla, ma il modo in cui l’abbiamo persa è stato ancora più di m… Diciamo terribile dai, ne abbiamo perse due in tre anni con l’Inter, ma al tempo stesso allargo lo sguardo e penso che dovrei essere orgoglioso”.
DISCIPLINA E OBIETTIVI
“Per molto tempo la mia mentalità è stata: non posso ammalarmi, non posso infortunarmi. Non posso fare questo, non posso fare quello. Così vivevo, senza accorgermene. Quella mentalità mi ha messo in una specie di flusso, di tunnel. Sempre andare dritto. Sono molto severo con me stesso. Al vertice devi sempre mantenere standard di disciplina e rigore. Devo dire che, in questo, sono bravo.
Ad aprile compirò 30 anni, entrerò in una nuova fase della mia carriera. Ho ancora certi obiettivi da raggiungere. Sono anche padre. La cosa più importante è trovare il giusto equilibrio. È una sfida, anche con la mia organizzazione giovanile. Stiamo crescendo, stiamo avendo un impatto. È fantastico. Ci arrivano storie di ragazzi che, dopo essere passati da noi, sono tornati nel percorso scolastico regolare o hanno trovato un lavoro. È per questo che lo facciamo.
Posso anche essere io a dare l’esempio nel portare energia alla squadra. Guidare la battaglia, in un modo un po’ “non olandese”. Posso dare il tono. Devo farlo ancora di più. In questo altri Paesi sono più avanti dell’Olanda. Io posso uscire un po’ dagli schemi e contribuire a far compiere un passo in più in questo processo di crescita”.
LA VITTORIA
“L’Argentina, per esempio, fa di tutto per vincere. Non lascia nulla al caso. Noi forse siamo un po’ troppo corretti. Fa parte del gioco. Non è la cosa più importante, ma può valere quell’uno per cento in più. Portare a casa quella partita tirata. Fare un fallo dove serve per interrompere un’azione.
All’Inter, in questo, siamo maestri. Se non lo fai, è peggio che farlo. Non abbiamo paura di commettere un fallo o di spingerci un po’ oltre. Qui potremmo farlo un po’ di più.
PALLONE D’ORO
È stato speciale partecipare al gala del Pallone d’Oro, in mezzo a tutte quelle stelle mondiali. È stato un onore essere tra i migliori trenta al mondo. Avevo un completo fantastico. Ho ricevuto un sacco di complimenti. Ehi, alla fine sono arrivato pure davanti a Haaland! È stata la ricompensa per una stagione con tante buone partite”.
CRESCITA INDIVIDUALE
“Penso sempre a come posso migliorare e devo essere realistico. Fare ancora più gol e assist è quasi impossibile per un difensore. È quello l’obiettivo, o voglio migliorare nella sostanza del mio gioco? È lì che metto l’accento. Essere un po’ più presente, nella costruzione, nel gioco collettivo. Un po’ più dominante. Quando sei così coinvolto nella fase finale, nei gol e negli assist, tendi a essere più attendista, perché vuoi essere decisivo in quella fase.
Ma posso essere più partecipe anche nella fase iniziale. Portare la palla un po’ più avanti, cercare un triangolo. Sono in un’età in cui ho fatto tante esperienze, anche nei grandi tornei, e posso assumermi un ruolo di leadership. Lo faccio già, anche a livello verbale. Non sono uno silenzioso, ma ci sono ancora passi da compiere”.
NAZIONALE
“In Lituania siamo andati presto sul 2-0. Poi ci è mancata un po’ di concentrazione in due gol subiti. Non dobbiamo farci sorprendere e dobbiamo restare concentrati per novanta minuti. In partite così è più difficile che contro grandi avversari. Può succedere? No. È la realtà? Sì. Abbiamo imparato la lezione.
Alla fine della stagione ci sarà il Mondiale. Con il nostro fantastico gruppo abbiamo il potenziale per puntare al massimo risultato. Sì, ci credo fermamente. Tutto deve incastrarsi bene, e su questo possiamo incidere noi. In certi aspetti serve ancora quell’uno per cento in più. Non tutto è perfetto. Partite come quella in Lituania fanno parte del percorso. Per fortuna non ci sono costate punti. È stato un momento di realtà, un’occasione per unirci e riflettere insieme”.
