La Fiorentina di Stefano Pioli supera 2-0 in casa il Sigma Olomouc e sale a sei punti, con due vittorie su due: un risultato in linea con le aspettative, considerando il livello delle due avversarie affrontate finora.
Tuttavia, la storia recente della Viola in campo europeo racconta molto di più. Con due finali consecutive perse e una semifinale raggiunta negli ultimi tre anni, è evidente che il potenziale di questa squadra – e, più in generale, di una piazza come Firenze – sia enorme quando si parla di competizioni continentali.
È importante ricordare che, fatta eccezione per qualche anno di buio e lontananza dalle grandi ribalte, Firenze è da sempre una delle cosiddette “sette sorelle” del calcio italiano. Una città e una tifoseria abituate a respirare aria d’Europa, spesso arrivando anche lontano nei tornei internazionali.
Dalla stagione 2012-2013 – quando la Fiorentina mancò la qualificazione alla Champions League per soli due punti, chiudendo alle spalle del Milan terzo classificato – la squadra toscana ha saputo consolidare la propria presenza europea. A partire da quell’anno, con la quarta in classifica destinata all’Europa League e non più ai preliminari di Champions, la Viola ha rappresentato una costante del nostro calcio nelle competizioni UEFA.
Indimenticabile, ad esempio, il combattuto ottavo di finale tutto italiano della stagione 2013-2014 contro la Juventus, che passò il turno con un complessivo 2-1 tra andata e ritorno. L’anno successivo arrivò un cammino ancora più significativo, culminato con la semifinale contro il Siviglia – squadra dominatrice dell’Europa League in quegli anni – persa in modo netto.
L’ultima partecipazione della Fiorentina alla vecchia Europa League risale al 2016-2017, quando venne eliminata ai sedicesimi da un ottimo Borussia Mönchengladbach, in un’edizione poi vinta dal Manchester United di Ibrahimović e Pogba.
Per rivedere la Viola in Europa, bisognerà aspettare il 2022, con l’esordio assoluto nella neonata Conference League. Quell’annata porterà fino alla finale, persa per 3-2 contro il West Ham. L’anno successivo, stesso epilogo: sconfitta in finale contro l’Olympiacos. Nell’ultima edizione, invece, la squadra si è fermata in semifinale contro il Betis, che verrà poi travolto in finale dai Blues, futuri campioni.
Cosa è mancato, dunque, alla Fiorentina in questi anni per raggiungere un successo europeo finora solo sfiorato e tanto desiderato? La risposta è una sola: delle certezze. La squadra e l’organico, almeno sulla carta, sono stati spesso all’altezza della competizione. Alcuni giocatori della prima finale persa contro il West Ham sono ancora in rosa oggi. Eppure, questa Fiorentina – come dimostra anche il rendimento in campionato – non ha mai trovato una vera solidità. È sempre sembrata mancare qualcosa, come se avesse il timore di compiere il definitivo salto di qualità. Il famoso “passo più lungo della gamba”.
Alessandro Brachino