Chivu si presenta: "Porto rispetto, riconoscenza e interismo"
Cristian Chivu si presenta ufficialmente ai suoi tifosi da allenatore dell'Inter

Da Los Angeles, nel giorno in cui comincia l’avventura nerazzurra nel nuovo Mondiale per Club, l’Inter volta pagina e apre ufficialmente l’era di Cristian Chivu. Tocca a lui, dopo l’esperienza al Parma, raccogliere l’eredità di Simone Inzaghi. A presentarlo alla stampa ci pensa Beppe Marotta, che chiarisce subito: non è una scelta improvvisata, né tantomeno un ripiego.
Marotta: “Ho il piacere di presentarvi mister Chivu. Come sapete, il calcio è un mondo che brucia tutto con grande facilità: eravamo legati a un allenatore a cui eravamo affezionati, Simone Inzaghi, che ci ha dato molto. Dopo un legame molto lungo di quattro anni si è arrivati a una conclusione, in termini contrattuali un divorzio consensuale. Ci siamo lasciati sicuramente molto bene perché ci ha fatto trascorrere anni indimenticabili ed è stato attore principale del nostro cammino. Ci siamo trovati nella situazione di dover provvedere a una sostituzione adeguata. Con una grande velocità abbiamo individuato in Chivu il profilo ideale, e questa scelta è stata condivisa con la proprietà. Non è per niente un ripiego. Si è parlato anche di confusione nel club: assolutamente no, è stata una decisione molto rapida, ma c’erano aspetti burocratici perché era legato al Parma, che ringrazio. Il nostro orgoglio è avere un allenatore made in Inter, che arriva dalle giovanili. Fa un calcio divertente e che sposa le ambizioni della società”.
Marotta: "Orgogliosi di Chivu, allenatore Made in Inter"#ForzaInter
— Inter ⭐⭐ (@Inter) June 14, 2025
LA CONFERENZA STAMPA INTEGRALE DI CRISTIAN CHIVU
Emotivamente ha già realizzato di essere allenatore dell’Inter?
“Ero già stato allenatore dell’Inter a livello giovanile, l’orgoglio e la responsabilità ti fanno dare sempre qualcosa di importante. In prima squadra ho un grande senso di responsabilità, come il primo giorno che Piero Ausilio mi portò qui da giocatore. Questo senso di responsabilità mi accompagna da un bel po’, da 13 anni, a parte la piccola parentesi a Parma”.
Altri giocatori del Triplete le hanno fatto gli auguri?
“Abbiamo una chat storica da tanti anni. Siamo un bel gruppo, siamo amici per tutta la vita perché i risultati ti portano a farlo. Mi ha fatto piacere ricevere tutti quei messaggi, ovviamente rimangono tra me e loro. Ma mi fa piacere vedere la felicità negli occhi di persone che hanno contribuito a scrivere la storia dell’Inter”.
In che cosa ha avuto coraggio l’Inter a fare questa scelta?
“Non lo so, penso sia tornare un po’ alle origini dell’interismo. Per me sono 13 anni e questa parola l’ho sempre avuta in mente: orgoglio. L’Inter è una delle squadre più forti d’Europa. Bisogna portare avanti le cose fatte bene, nel calcio si può vincere e si può perdere”.
Quanto sarà importante fare bene subito in questa competizione?
“È un nuovo-vecchio progetto. Una squadra come l’Inter ha bisogno di questo tipo di atteggiamento e ambizioni, l’asticella è stata alzata. Bisogna avere molta fiducia e autostima per mantenere la squadra dov’è in questo momento”.
È chiamato a prendere tante decisioni in poco tempo.
“Conosco la squadra e la società da tanto tempo, fin dalle giovanili. Per me non c’è problema, so delle qualità umane che ci sono nello spogliatoio. Quello che sto cercando di dire loro è che la strada che hanno percorso è fantastica. Non devono dimenticarsi di tutto questo”.
Come utilizzerà Mkhitaryan vista l’età?
“Non conta l’età ma le qualità umane. La carta d’identità nel calcio non conta. Non è giusto parlare dell’età di Mkhitaryan, perché quello che ha mostrato anche in allenamento non si può discutere. Spero che trovi la stessa energia, per me conta questo. Quello che è importante è lavorare duro per la squadra, per i tifosi e per la società”.
Ci può raccontare i giorni che l’hanno portata all’Inter? Si è sentito con Simone Inzaghi?
“Per me è stata una sorpresa, il mio progetto era continuare a Parma. Poi è arrivata la chiamata dell’Inter, dove mi hanno chiesto un incontro, e ho chiesto il permesso a Federico Cherubini. Chiaro che quando chiama l’Inter è un orgoglio. In questo momento sono qua, quindi le parole contano poco. Con Simone ho un bel rapporto, l’ho sempre avuto sin dai tempi dell’Under 19. L’ho chiamato prima che mi chiamasse l’Inter quando ho saputo che non continuava, poi non l’ho più sentito”.
Come si fa a ricaricare i giocatori dopo il finale della scorsa stagione?
“Non dimentichiamo il percorso fatto. Non si valuta il valore di una squadra per non aver alzato il trofeo dopo essere arrivata in fondo. Il dovere di una squadra è provarci fino in fondo, poi si vince e si perde. Per me non è una stagione fallimentare. Pensiamo a quando ha eliminato Bayer e Barcellona, cosa si diceva dell’Inter? Il fallimento non esiste nel calcio, esiste solo quando si cercano scuse e alibi. Non mi è sembrata proprio una squadra che cerca colpevoli”.
Con la società ha parlato di obiettivi?
“La stagione non è ancora finita, dobbiamo portare avanti il nome dell’Inter nel mondo. Siamo qua a onorare questa competizione e a fare del nostro meglio. Del futuro parleremo più avanti quando questa competizione sarà finita”.
Cosa potrà dare Chivu all’Inter?
“Dal punto di vista umano tutto quello che ho: rispetto, riconoscenza, interismo. Questa società mi è rimasta nel cuore e mi ha fatto innamorare. Dal punto di vista professionale direte voi se sono bravo o no”.
Come si fa a far assorbire il colpo della finale persa? E ha sentito Mourinho?
“Perdere una finale di Champions fa male. Anch’io, prima di quella del 2010, pensavo: ‘E se la perdo?’. Ma ai ragazzi ho detto di concentrarsi sul percorso che hanno fatto. L’Inter ha l’obbligo di ambire a cose importanti. Mourinho? L’ho sentito al telefono, abbiamo parlato”.
Cosa pensa del Monterrey e dei club messicani?
“Ho molto rispetto per il calcio messicano, ha fatto grandi investimenti su giocatori giovani e anche più esperti. Ovunque gli standard sono alti”.
Sette partite e si arriva in finale. Come si lavora questa competizione?
“È una competizione internazionale, ha il suo fascino. C’è imprevedibilità e si affrontano squadre più spensierate. La nostra squadra ha una certa esperienza, è arrivata in fondo alle competizioni europee negli ultimi anni”.
Che impressione ha avuto al debutto in A con il Parma l’anno scorso?
“Ho provato a dare il meglio per raggiungere un obiettivo, che era la salvezza. È stato bello e intenso. Nelle difficoltà impari a non lamentarti, a tappare i buchi e ad andare avanti. Perché questo fa un allenatore: altrimenti sarebbe troppo facile stare in poltrona”.