La prima udienza preliminare sul caso delle plusvalenze legate all’acquisto di Victor Osimhen da parte del Napoli è stata rinviata lo scorso venerdì. La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per il presidente Aurelio De Laurentiis con l’accusa di falso in bilancio, mentre la giustizia sportiva – la Federcalcio – ha già archiviato la vicenda.
Al centro dell’inchiesta c’è l’affare Osimhen del 2020, costato al Napoli 70 milioni di euro, comprensivi della cessione al Lille di Orestis Karnezis e di tre giovani della Primavera – Luigi Liguori, Claudio Manzi e Ciro Palmieri – per un valore complessivo di 20 milioni. Repubblica, analizzando le carte dell’inchiesta, ricostruisce i dettagli dell’operazione.
Secondo la Guardia di Finanza, il Napoli si era inizialmente posto un limite di 50 milioni per il nigeriano. Tuttavia, il presidente del Lille, Gérard Lopez, puntava a incassarne 70 e suggerì l’inserimento di Fernando Llorente o altri bonus per colmare il divario. In una mail considerata cruciale dalla procura, Lopez scrive: “Questo vi permette di pagare un prezzo inferiore rispetto a qualsiasi altro club ma con un valore nominale necessario per chiudere”.
Dopo il rifiuto per Llorente, furono considerati altri nomi come Leandrinho e Adam Ounas, ma nessuno entrò nell’accordo. Il 17 luglio arrivò una nuova proposta: Karnezis, all’epoca 35enne, sarebbe stato valutato 20 milioni. In un’intercettazione, Lopez scrive: “Su questo punto è importante che non ci sia alcuna comunicazione sul prezzo”.
La valutazione del portiere fu poi abbassata a 5 milioni, grazie all’inserimento dei tre giovani, valutati tra i 4 e i 7 milioni ciascuno. Tuttavia, i ragazzi dichiararono alla GdF di non aver mai messo piede in Francia né sostenuto visite mediche con il Lille.
Secondo gli inquirenti, il Napoli avrebbe costruito valori fittizi per soddisfare la richiesta del Lille e formalizzare un’operazione da 70 milioni.
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