Periodo complicato

Atalanta, Juric sotto osservazione: la sua posizione in bilico

L'Atalanta non gira come gli anni scorsi. Dopo la sconfitta di Udine anche il ruolo di Juric sta cominciando a venir messo sotto osservazione.

Atalanta, Juric sotto osservazione: la sua posizione in bilico

A Udine la fotografia della difficoltà dell’Atalanta è stata immediata e impietosa: le telecamere hanno catturato due immagini simbolo, lo sguardo del presidente Antonio Percassi e quello di Ivan Juric, entrambi perplessi, quasi sgomenti. Non è una sorpresa: il tecnico lo ha confermato con parole semplici e dirette: “Oggi ci sono rimasto male”. Parole che condensano non solo il suo disappunto, ma anche quello di una società che, pur confermando la fiducia pubblica, osserva con attenzione la squadra e il percorso del tecnico. Fino a domenica, quando al Gewiss Stadium arriverà il Sassuolo, ogni gara sarà un test, una misura della reale connessione tra allenatore e gruppo, soprattutto dopo gli ammonimenti pubblici di Juric sulle prestazioni e sul “body language di qualcuno”, riferimenti non certo lusinghieri.

Il momento della Dea non è semplice. La classifica non sorride, con la squadra fino a ieri al decimo posto, e il calendario offre prossimi impegni impegnativi contro Napoli, Inter e Roma, che potrebbero determinare il futuro europeo del club. Il rischio di scivolare nell’anonimato, fino a poco tempo fa inconcepibile per una squadra che ha sempre mirato ad altro, è concreto. E allora, gli alibi – la rosa nuova, gli infortuni, l’estate di Lookman – iniziano a perdere peso, mentre cresce il dubbio sul reale impatto del progetto di gioco e della filosofia mentale di Juric sulla squadra.

Le criticità principali emergono in tre ambiti: il calo del gioco e dell’atteggiamento, alcune scelte tecniche e tattiche discutibili e la gestione di una rosa più ampia di quanto forse l’allenatore stesso riesca a controllare. Paradossalmente, l’Atalanta attuale gioca peggio di quando era in emergenza: meno aggressiva, più lenta, con una fluidità offensiva compromessa. La difesa resta solida – quinta del campionato – ma non basta se si vuole sfruttare un attacco potenzialmente completo ma ingolfato. La squadra, inoltre, continua a reagire alle partite in modo altalenante, con motivazioni spesso legate alla forza presunta dell’avversario. Troppa discontinuità tra una gara e l’altra, ma anche all’interno della stessa partita, con prime e seconde frazioni spesso sprecate, come accaduto a Udine, dove il possesso palla del 60% ha prodotto zero tiri in porta e ben 120 palloni persi.

In campo le decisioni di Juric a volte non convincono: Lookman utilizzato in ruoli diversi, mai insieme dall’inizio con Sulemana, De Roon provato centrale difensivo, cambi che talvolta arrivano troppo tardi, come il passaggio al 4-2-3-1 a Cremona solo dopo il gol subito da Vardy o a Udine a sei minuti dalla fine. Il turnover, non sempre digerito dalla squadra, ha penalizzato giocatori che avrebbero potuto rendere di più. Alcune rotazioni sono state drastiche, altre troppo morbide, come se il tecnico temesse di scontentare qualcuno, ma in una rosa abbondante è inevitabile che accada. Uno spogliatoio forte deve accettare le scelte dell’allenatore, e un tecnico capace deve saperle far fruttare. Così come le occasioni da gol, che finora non sempre sono state sfruttate. La prova del campo sarà decisiva, e da qui dipenderà la possibilità per Juric e l’Atalanta di risalire la china e ritrovare quella continuità che da sempre definisce il marchio di questa squadra.