L'intervista

Ancelotti: “In Brasile sono felice, ma l’Italia deve andare ai Mondiali”

Il ct verdeoro si racconta: vita tra Rio e Vancouver, un gruppo unito, l'obiettivo della sesta Coppa. Poi uno sguardo all'Italia, alla Serie A, alla Champions e alle sue Olimpiadi.

Ancelotti: “In Brasile sono felice, ma l’Italia deve andare ai Mondiali”

Carlo Ancelotti risponde con una risata quando gli ricordiamo che oggi vive tra Rio de Janeiro e Vancouver come ct del Brasile. Madrid è un ricordo dolce, ma la nuova dimensione lo ha conquistato: «Sono felice, sono stato accolto come meglio non potevo. Ho tempo libero, mi diverto, mia moglie è contenta, mio figlio Davide è qui col Botafogo… difficile chiedere di più».

“La quotidianità del club? Non mi manca affatto”

Ancelotti non rimpiange la panchina di un club: «Macché, neanche per idea». Il nuovo ruolo lo stimola: osserva, segue il campionato brasiliano dal vivo e quello europeo attraverso una rete di collaboratori. «In questi mesi abbiamo monitorato una sessantina di giocatori: è un lavoro diverso, e mi piace».

Il rapporto con la Seleçao è solido: «Ambiente diverso da un club. In ritiro si gioca a carte, si parla, i telefoni non sono una priorità, c’è disciplina. I veterani trainano i giovani. Mi ricorda i tempi della Roma, quando viaggiavamo in treno con Liedholm. C’è compañerismo, una cultura comune che unisce il gruppo».

Un Brasile forte e ambizioso

«La squadra è buona, molto buona. Abbiamo veterani di livello, giovani forti e un Paese che vive di calcio. Ci chiedono di vincere il Mondiale, e proveremo a farlo: il digiuno dura da troppo». Pressione? «Più passione che pressione. Qui non interessa solo il “bel gioco”: vogliono la Coppa del Mondo. E per vincere serve una difesa forte, lo era nel ’94 e nel 2002, lo sarà anche ora».

L’Italia e un auspicio speciale

Pesce lesso non è: segue anche la Nazionale italiana. «Dovrà battagliare di nuovo attraverso gli spareggi. Spero che ce la faccia, deve qualificarsi. E magari ci vediamo in finale… per me sarebbe meraviglioso».

Favorite del Mondiale e formula a 48 squadre

Le big sono sempre le stesse: «Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, Argentina, Portogallo». Ma occhio alle outsider: «Domani affrontiamo il Senegal che ha battuto 3-1 l’Inghilterra, sono fortissimi. Anche il Marocco è cresciuto molto». Sulla nuova formula: «Aumenta la popolarità, il calendario è sostenibile. Mi aspetto un bel Mondiale: bisogna vedere il sorteggio, perché giocare in tre Paesi può incidere».

Uno sguardo alla Serie A

Il campionato italiano lo diverte: «È bello ed equilibrato, e la Roma in testa è una sorpresa». Promo speciale anche per Gasperini: «Con lui ho Wesley, e qui nel mio staff c’è Juan: parliamo spesso della Roma». Sul Milan: «Sta facendo bene anche grazie al vantaggio di non giocare in Europa. E Allegri è stato pratico: ha semplificato ciò che tanti complicano».

Modric? «Sta benissimo, non mi sorprende. Gioca una volta a settimana, è serio, geneticamente privilegiato. È ancora uno dei migliori centrocampisti al mondo. Può giocare un altro anno senza problemi».

La Juventus secondo lui «ha una squadra che può competere, ancora di più con Spalletti. Il campionato è equilibrato, la soglia punti per vincere sarà più bassa: possono rientrare in corsa in tanti».

In prima fila mette Inter e Napoli, poi Roma, Milan e Juve: «Se la giocheranno fino alla fine».

Il derby e la “sua” Champions

Su Inter-Milan non si sbilancia: «Sarà bloccato, equilibrato. L’Inter è molto solida, è la squadra più europea che abbiamo: tre finali in tre anni, percorso netto in Champions. Marotta è un dirigente capace».

Sulla Champions: «Si deciderà in primavera. La prima fase dice poco: il Psg l’anno scorso si qualificò all’ultima giornata e poi vinse». La nuova formula? «Ci sono partite belle, altre troppo sbilanciate: idea buona, realizzazione a metà».

Olimpiadi e doppio sogno

E a proposito dei Giochi: «Sì, potrei fare il tedoforo. La fiaccola passerà in Emilia, a Brescello, vicino a Reggiolo. Mi piacerebbe».

Tra Mondiale e Olimpiade, Ancelotti sorride: il ct del Brasile sogna un doblete da leggenda.