Le parole

Mattia Furlani: “L’oro è merito di mia mamma, che voglia di tornare in Italia!”

Il giovane campione azzurro si gode il trionfo ai Mondiali nel salto in lungo

Mattia Furlani: “L’oro è merito di mia mamma, che voglia di tornare in Italia!”

Mattia Furlani è il più giovane campione del mondo di salto in lungo della storia, e si è raccontato così alla Gazzetta dello Sport pochi giorno dopo aver conquistato la medaglia d’oro ai Mondiali.

Mattia, che sensazioni prova il giorno dopo?

“È proprio figo, un’emozione forte, una magia”.

Quanto ha dormito?

“Mi sono buttato sul letto che era chiaro. Alle 10 e mezza ero sveglio, ma son stato giù ancora un’ora”.

Quanti messaggi ha ricevuto?

“Penso mille. Tra i più graditi quelli dei miei amici rapper: Ghali, che non ho mai incontrato, ma che si fa vivo spesso. E Astro, col quale ho collaborato”.

Adesso crede in quello che ha fatto?

“Ascoltato l’inno di Mameli in Medal Plaza, un po’ di più. Sul podio, essendo stato il primo, ho pensato all’oro mondiale indoor di Nanchino di marzo”.

Quando tornerà in Italia?

“Domani (oggi, ndr): la Patria chiama… Avrei voluto fare una vacanza da queste parti, ma dopo 15 giorni di Giappone e quel che è successo, sento l’esigenza di rientrare. Chissà l’accoglienza dei reatini”.

Che cosa le manca?

“Giulia, la mia fidanzata. E un po’ di tranquillità: è stato un anno pieno di trasferte: Cina, Stati Uniti, Finlandia, Spagna, Inghilterra, Svizzera e qui. Voglio svegliarmi nel mio letto e stare con gli amici”.

Che cosa farà quando sarà a casa?

“Giocherò alla Playstation, a basket e ascolterò la musica rap sudcoreana prodotta da mio fratello Luca. Poi mangerò supplì”.

Mamma sta ricevendo tante attenzioni: è felice?

“Santa mamma: siamo in un team, ognuno dà il 100%. L’oro è di tanti, lei è l’artefice numero 1”.

Racconta che non le piace la sabbia: conferma?

“Vero: preferivo l’alto e saltare sui tappeti elastici”.

Quando il 20 ottobre, dopo vacanze da programmare, tornerete a lavorare, su cosa punterete?

“Andremo alla ricerca di stabilità, per consolidare tutti gli aspetti del salto. È quello che mi è mancato quest’anno. Incrementeremo volumi e carichi. Per ora siamo andati col freno a mano tirato”.

Che cosa può migliorare?

“L’atterraggio, per esempio. “Chiudo” a cavolo. Solo nell’8.39 è stato all’altezza. È più una questione fisica, che tecnica, potenziabile tramite esercizi di core stability. Calibreremo il tutto”.

Quello che di lei più impressiona è la velocità: non le vien voglia di correre un 100?

“Altroché, anche se so quanto valgo. Certi parametri sono monitorati. Ma non lo dico, perché passerei per spaccone. In pochi mi crederebbero. Un 100 o un 60 indoor: devo trovare l’occasione”.

Magari nel 2026?

“Sarà una stagione più tranquilla, con gli Europei di Birmingham quale appuntamento clou. Qualche finestra potrà aprirsi”.

Pensa anche alla 4×100?

“Amo mettermi in gioco, mi farebbe piacere entrare nel gruppo. Carl Lewis non ne perdeva una: anche un lunghista le può fare”.

La finale ha riportato a quella di Tokyo 1991 vinta da Mike Powell col record di mondo di 8.95 proprio su Lewis. Com’è stato il suo incontro con Mike?

“Ci siamo conosciuti al Festival dello Sport di Trento nel 2023. Che fortuna: è nella storia, è un mentore, un ispiratore. Mi ha colpito la sua semplicità. Io ero un 18enne signor nessuno. Eppure, non si è sottratto al confronto. Anzi”.

Cosa vorrebbe di quei due?

“La struttura fisica di Mike e la leggerezza di Carl. I primati? Fatemi crescere un po’ alla volta. Non sono impossibili, mi do sei anni di tempo per avvicinarli. Adesso un obiettivo realistico è 8.60. Intanto sono orgoglioso di chiudere il 2025 in vetta al ranking”.

A Lewis ha sottratto il primato di precocità.

“Vale tanto. Spero di superarlo per podi e misure”.

Se lui era il Figlio del Vento, lei chi è?

“Io sono Spiderman”.

Ha un messaggio per i suoi rivali?

“Ho battuto Gayle, che vinse i Mondiali di Doha 2019 con 8.69: ci rivedremo presto. Come con Tentoglou: è un gigante, ma nessuno è un robot”.

Tra i colleghi iridati, chi ammira di più?

“Dire Duplantis è scontato. Cito Kerr, re dell’alto, e la Kambundji, regina dei 100 ostacoli. Conosco Ditaju, abbiamo fatto diverse gare insieme. Sua sorella, la velocista Mujinga, è del periodo di mia sorella Erika: partoriranno negli stessi giorni”.

Rivolgendosi ai giovani, mercoledì notte, ha detto: “Non abbiate paura di sfidare il mondo”.

“Occorre buttarsi nella mischia, senza paura. È una forma di rispetto verso se stessi e il proprio lavoro”.

Chi sono stati i suoi riferimenti?

“Uno per tutti: Marcell Jacobs, un gran campione. Ci siamo sentiti dopo la mia finale. Sono contento che farà parte del quartetto della staffetta (non era stato ancora ufficializzato, ndr)”.

La Roma l’ha invitata a Trigoria o a una partita?

“Se non lo fa, ci vado lo stesso; se lo fa, tanto meglio. Ma non faccio pronostici per il derby di domenica”.