McIlroy trionfa: con Augusta completa lo Slam Golf
McIlroy completa lo Slam: ad Augusta il nordirlandese conquista l'ultimo Major che gli mancava: superato al playoff Justin Rose

È successo davvero. Rory Mcllroy dopo anni di attese, delusioni e sogni sfumati sul più bello, è finalmente riuscito a conquistare il tanto agognato Masters. Ad Augusta, il nordirlandese ha completato il Career Grand Slam, diventando uno dei pochissimi giocatori nella storia del golf a vincere tutti e quattro i Major. Lo US Open del 2011, il PGA Championship nel 2012 e 2014, l’Open Championship del 2014: mancava solo la Giacca Verde, che ora è finalmente sua.
Ci sono voluti 11 anni per tornare sul gradino più alto del podio in un Major, ma Mcllroy ce l’ha fatta. E lo ha fatto nel modo più drammatico possibile: con il cuore in gola, gli occhi lucidi e una buca di spareggio che ha trasformato Augusta in un teatro di emozioni.
Ha chiuso a -11 (72, 66, 66, 73), lo stesso punteggio di Justin Rose (65, 71, 75, 66), e solo un birdie nello spareggio — contro il par dell’inglese — gli ha consegnato la vittoria. Il putt decisivo, le lacrime, la testa appoggiata sul green: l'immagine di un campione che ha finalmente esorcizzato il suo grande fantasma.
Eppure, anche stavolta, la maledizione sembrava a un passo dal colpire ancora. Per anni, il Masters è stato il buco nero della carriera di Mcllroy. E ieri, ad Augusta, la storia ha rischiato di ripetersi.
Non si vedeva un playoff dal 2017 — anche allora c’era Justin Rose, sconfitto da Sergio Garcia. E anche stavolta il finale è stato da film: partito con due colpi di vantaggio su Bryson DeChambeau, Rory dopo appena due buche era già sotto di uno. Ma è riuscito a rimettere ordine e a costruire un margine rassicurante.
RORY MCLLROY HAS COMPLETED THE CAREER GRAND SLAM‼️ pic.twitter.com/Yy5KFsFxuq
— Kevin Keneely (@KevinKeneely1) April 13, 2025
Le seconde nove buche sembravano il preludio a una cavalcata trionfale. Ma tutto è cambiato alla 13, quando McIlroy ha mandato in acqua un approccio semplice, pagando con un doppio bogey. Intanto Rose, alla 16, piazzava un birdie che lo riportava in parità. Il dramma era servito.
Il ricordo del crollo del 2011 aleggiava pesante: allora Mcllroy perse quattro colpi e finì 15°, nell’edizione vinta da Schwartzel. Ieri, la sensazione di un déjà vu era forte.
DeChambeau intanto crollava, mentre Rory sbagliava anche la 14. Rose però non ne approfittava, inciampando alla 17. In corsa per la vittoria c’era anche Ludvig Aberg, che raggiungeva la vetta a -10. Alle sei di sera, la situazione era congelata con Mcllroy, Rose e Aberg tutti appaiati.
La parte finale del giro è stata un concentrato di adrenalina. Mcllroy, alla 15, trova un drive complicato sotto gli alberi a sinistra, ma poi si inventa un secondo colpo destinato a restare nella storia: curva perfetta e palla a due metri dalla buca. Non arriva l’eagle, ma il birdie lo rimette davanti.
Rose però risponde alla 18 con un birdie che lo riporta a -11, il punteggio da battere. Aberg, intanto, sbaglia tutto alla 17 e poi crolla definitivamente alla 18 con un triplo bogey.
Alla 16, Mcllroy tiene il par. Alla 17, infila un altro colpo magistrale che gli vale il birdie e il -12. Tutto è nelle sue mani: alla 18, un par significa vittoria, un bogey rimanda tutto. Il drive è buono, il secondo finisce in bunker, l’uscita è discreta ma il putt sfiora la buca. È bogey. Si va al playoff.
Rose, richiamato dal campo pratica, si gioca il tutto per tutto. Di nuovo la buca 18. Entrambi piazzano il drive in fairway, entrambi arrivano in green, ma Mcllroy è più vicino alla bandiera.
Rose sbaglia, Rory no. Birdie per lui, par per l’inglese. La Giacca Verde è sua.
Dopo il putt vincente, Mcllroy si lascia andare alle lacrime. Dopo 11 anni d’attesa, entra nella leggenda. È il sesto golfista di sempre a completare il Career Grand Slam, raggiungendo un club esclusivo in cui figurano Gene Sarazen, Ben Hogan, Gary Player, Jack Nicklaus e Tiger Woods.
Lo ha fatto quando in molti avevano smesso di crederci, sospinto da un pubblico che l’ha sostenuto come si fa con un amico, con qualcuno di famiglia. I cori per lui hanno superato quelli per qualunque altro giocatore, persino gli americani.
Chi ama il golf sentiva come un’ingiustizia il fatto che Rory non avesse ancora vinto ad Augusta. Ora non è più così. Ora il suo nome è scritto fra i grandi del golf.
Lo hanno abbracciato in tanti: da Fleetwood a Lowry, tutti ad aspettarlo fuori dal green della 18. Altri lo hanno celebrato da lontano, sui social. Come Tiger Woods: "Benvenuto nel club, sono orgoglioso di te".