Ballon d'Or

Pallone d’oro: trionfa Dembélé, Donnarumma nono

Ousmane Dembélé si aggiudica il Pallone d'Oro dopo una stagione da 35 gol e 16 assist. Donnarumma al nono posto, Lautaro al ventesimo.

Pallone d’oro: trionfa Dembélé, Donnarumma nono

Il sipario si è alzato sul Teatro Châtelet di Parigi e ha svelato un verdetto che segna una svolta: Ousmane Dembélé è il nuovo Pallone d’Oro. Una consacrazione che va ben oltre il valore individuale, perché racconta l’evoluzione di un’intera squadra e di un progetto tecnico. L’attaccante francese del Paris Saint-Germain ha battuto la concorrenza agguerrita di Lamine Yamal, candidandosi come simbolo di un calcio in cui il talento non basta, ma va incanalato dentro una visione collettiva.

È stato il PSG la vera stella della serata. Sul podio del Pallone d’Oro è salito anche Vitinha, terzo, perno del centrocampo parigino e interprete perfetto del calcio di Luis Enrique, premiato come miglior allenatore. E se il club dell’emiro del Qatar ha portato a casa il riconoscimento come miglior squadra dell’élite europea, non è un caso. Dopo anni di investimenti su singole star, la svolta è arrivata abbracciando il gruppo: meno individualismi, più struttura. Un cambiamento che ha portato alla tanto attesa prima Champions League, alzata a maggio, e che ha lanciato definitivamente Dembélé come uomo copertina.

Sul palco, il numero 10 non ha trattenuto le lacrime mentre abbracciava la madre. “Non è mai stato un obiettivo vincere il Pallone d’oro, ma sono felice ed è soprattutto un premio collettivo”, ha detto. La sua stagione è stata straripante: 52 presenze, 35 gol, uno ogni cento minuti, e 16 assist. Ma oltre i numeri, c’è un cambio di mentalità, iniziato paradossalmente con un’esclusione. Lo scorso autunno, Luis Enrique lo lasciò a casa per una trasferta contro l’Arsenal, punendolo per non essersi allineato allo spirito di squadra. Quel segnale, forte, fece capire che nessuno era intoccabile. Neppure lui.

Da lì, Dembélé si è trasformato. Ha guidato l’attacco orfano di Messi, Neymar e Mbappé, diventando leader tecnico ed emotivo. Suo il gol che ha acceso la clamorosa rimonta sul Manchester City, passando dallo 0-2 al 4-2. Poi tripletta a Stoccarda, doppietta al Brest nei playoff, una perla ad Anfield agli ottavi. E ancora, il sigillo contro l’Arsenal all’Emirates, in semifinale, fino ai due assist nella finale dominata sull’Inter (5-0).

Accanto a lui, a prendersi la scena, anche Gianluigi Donnarumma. L’azzurro ha ricevuto il premio Yashin come miglior portiere del mondo, già vinto nel 2021. Stavolta, il riconoscimento è arrivato per le parate decisive che hanno blindato il cammino del PSG verso la coppa. Buffon, capo delegazione dell’Italia e ex PSG, gli ha consegnato il trofeo con una carezza affettuosa. “Sono contentissimo delle mie prestazioni della passata stagione – ha sottolineato Donnarumma –, insieme ai miei ex compagni abbiamo ottenuto risultati incredibili. È anche grazie a loro e alla mia famiglia che sono qui. Adesso sono concentrato sul City, con cui spero di vincere tanto ancora”.

Gigio, ora al Manchester City, ha superato Alisson e Sommer, mentre il suo successore, Chevalier, ha vissuto una serata storta: proprio mentre Donnarumma riceveva il premio, una sua papera è costata la sconfitta al PSG contro il Marsiglia. A completare il quadro dei vincitori, Lamine Yamal ha confermato il titolo di miglior giovane, mentre Aitana Bonmatí, del Barcellona, ha vinto per il terzo anno consecutivo tra le donne, raggiungendo Messi e Platini in questa speciale striscia.