Sei gol in sette partite, ultimo timbro nella clamorosa rimonta contro il Borussia Dortmund in Champions League, con tanto di assist decisivo: Dusan Vlahovic si sta riprendendo la Juventus. E lo sta facendo partendo spesso dalla panchina, ma lasciando sempre il segno. Una risposta concreta a chi lo aveva messo in discussione, dopo un’estate tormentata vissuta con l’etichetta di “in vendita” appiccicata sulla schiena.
Il serbo, però, ha scelto il silenzio. Ha lavorato, ha segnato, ha convinto. Prima di tutti, Igor Tudor, che ora lo considera un’arma fondamentale. Vlahovic ha parlato col campo, l’unico tribunale che davvero conta nel calcio.
Ma se il campo sorride, il futuro resta un rebus. L’ingaggio da 12 milioni netti a stagione pesa sui conti della Juve, e i rapporti con la dirigenza non sono mai stati davvero ricuciti. Il contratto scade nel 2026, ma le distanze tra le parti restano ampie. Le posizioni sono ferme da tempo, i dialoghi quasi inesistenti.
Eppure, qualcosa potrebbe muoversi. A Torino c’è chi parla di spiragli, di un clima che potrebbe ammorbidirsi se Vlahovic continuerà su questa strada. Il messaggio tecnico è chiaro, ora servono segnali fuori dal campo. Anche da parte della società, chiamata ad ascoltare e magari rivedere alcune priorità.
Il serbo, dal canto suo, sta facendo tutto quello che può per meritarsi un futuro alla Juventus. Non solo gol, ma atteggiamento, spirito, determinazione. È tornato decisivo, e in una squadra che cerca identità, la sua presenza può diventare un valore.
Tutto dipenderà dalla volontà reciproca di venirsi incontro. Oggi le parti sono distanti, ma nel calcio – come nelle partite – i ribaltoni non sono mai esclusi. E Vlahovic, con i suoi gol, lo sta dimostrando.
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