Basta poco per scacciare i luoghi comuni. La vittoria sull’Estonia ha consegnato un’Italia diversa da quella che molti si aspettavano: aggressiva, verticale, con due punte pure e due esterni offensivi, ma soprattutto organizzata. Cade così il pregiudizio di un Gattuso legato soltanto a grinta e cattiveria: il suo passato in panchina e gli allenamenti a Coverciano raccontavano già altro. Senza organizzazione non si va lontano, e se l’Europeo di Spalletti aveva mostrato i limiti di un eccesso di concetti, la risposta non può certo essere il “via la tattica”. Anche nelle Nazionali, i principi di gioco restano fondamentali: lo dimostra, tra gli altri, la Slovacchia di Calzona.
Gattuso ha insistito da subito su movimenti e automatismi, lavorando in spazi stretti per abituare i suoi a uscire dal pressing e sull’occupazione dei cinque canali verticali. Contro l’Estonia, che difendeva bassa senza pressing alto, la sfida era scardinare il blocco: compito riuscito, viste le occasioni e i cinque gol. Il teorico 4-4-2 diventava un 3-2-5 in fase offensiva: esterno destro largo, terzino sinistro a spingere, ala mancina dentro al mezzo spazio, e punte sempre pronte ad attaccare la profondità. Calafiori, con le sue avanzate, ha finito per intasare la sinistra, costringendo Zaccagni a qualche adattamento, mentre a destra l’automatismo più rodato era lo scambio tra punta larga e Politano che stringeva dentro al campo.
Certo, ogni valutazione andrà fatta contro avversari di livello superiore, per capire quanto un assetto così offensivo possa reggere anche in fase difensiva. Ma l’impronta di Gattuso si vede già: pressing, occupazione degli spazi e ricerca costante della porta. In tempi di incertezza per la Nazionale, non è un dettaglio da poco.