Sinner-Mannarino, da Sofia a Cincinnati: sfida ad alta tensione
Opo le frecciate sul caso Clostebol oggi Jannik lo ritrova agli ottavi

A volte il passato ritorna, e lo fa nel momento meno banale. Jannik Sinner, numero uno del mondo, questa sera ritrova Adrian Mannarino negli ottavi del Masters 1000 di Cincinnati. Un match che ha già un precedente carico di significato: nel 2020 a Sofia, fu proprio il francese a fare da trampolino alla prima finale (e poi al primo titolo) in carriera del talento azzurro. Ma oggi l'atmosfera è ben diversa.
Mannarino sul caso Clostebol: “Non credo a Babbo Natale”
Alla vigilia dell’incontro, a far discutere sono però le parole di Mannarino. Il 37enne francese, attualmente numero 89 ATP, è stato uno dei più critici nei confronti di Sinner dopo la chiusura del caso Clostebol. Pur senza accuse dirette, ha lasciato poco spazio all’interpretazione: “Io non credo a Babbo Natale. Se qualcuno vuole crederci, è libero. Ma è strano che tra i 300 migliori giocatori del mondo, gli unici due trovati positivi siano i numeri uno: Sinner e Swiatek. È molto sorprendente. Io ogni mattina mi alzo e zoppico. Se devo scendere in campo contro ragazzi di 20-25 anni che non sono puliti, diventa complicato. Spero per loro che lo siano”.
Sinner prepara la risposta in campo
Da parte sua, Jannik ha mantenuto la sua consueta linea di silenzio. Nessuna replica alle provocazioni, solo lavoro sul campo e fiducia nei fatti. Fatti che parlano chiaro: otto titoli nel solo 2024, tra cui Australian Open, Roland Garros e Wimbledon, e un trono ATP conquistato con pieno merito. La sfida contro Mannarino, che ha ritrovato fiducia dopo un inizio di stagione complicato, rappresenta anche un’occasione simbolica. Non solo per chiudere una polemica a colpi di vincenti, ma anche per rievocare un momento chiave della carriera del campione altoatesino.
Quel giorno a Sofia: quando tutto è cominciato
Era il 13 novembre 2020 e un giovanissimo Jannik Sinner si presentava alle semifinali del torneo di Sofia contro un esperto Mannarino. Il francese aveva 13 anni in più, più esperienza e più finali alle spalle. Ma Jannik mostrò già lì il suo killer instinct: 6-3 7-5, con un tennis solido, freddo nei momenti chiave, e una prima vera prova da futuro top player. Da lì in poi, la carriera di Sinner è stata una scalata inarrestabile: da promessa a realtà, fino a diventare il miglior tennista italiano di sempre.
Match ad alto rischio per entrambi
Sul campo di Cincinnati sarà un match da seguire con attenzione. Mannarino, il più anziano tra gli ottavi di finale, vive alla giornata, tra rituali scaramantici, tequila prima dei match (come raccontato di recente) e poca voglia di controllare i tabelloni. Ma l’esperienza non manca. Sinner dovrà gestire non solo le insidie tattiche – il gioco mancino e lento del francese può spezzare il ritmo – ma anche una temperatura mediatica non indifferente. È già successo, e finora ha sempre risposto nel modo migliore: con una racchetta che parla più di mille parole.