Il confronto

Confronto Inter: la squadra prova a ricucire dopo il caso Lautaro

Inter a colloquio di gruppo dopo il caso nato dalle parole di Calhanoglu sugli atteggiamenti poco professionali di un compagno.

Confronto Inter: la squadra prova a ricucire dopo il caso Lautaro
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Non serviva un microfono per capire che qualcosa si era incrinato. Bastava osservare i volti, ascoltare i silenzi, leggere tra le righe di quelle dichiarazioni arrivate a caldo dopo una sconfitta pesante e inattesa. L’eliminazione dal Mondiale per Club per mano del Fluminense ha lasciato una scia profonda nello spogliatoio dell’Inter, e non soltanto per la delusione sportiva. A scuotere l’ambiente nerazzurro è stata soprattutto l’esternazione di Lautaro Martinez, che nel post-partita ha usato parole forti per descrivere il momento vissuto dalla squadra. Un messaggio diretto, forse troppo, che ha avuto il potere di dividere e unire allo stesso tempo.

“Troppo rumore perché non succedesse nulla”. Una frase pesante, capace di riecheggiare per ore tra i muri di uno spogliatoio già provato. Il capitano ha messo a nudo nervi scoperti e dinamiche interne che, evidentemente, stavano già fermentando. Le sue parole hanno lasciato un segno non solo in Hakan Calhanoglu – esplicitamente chiamato in causa – ma anche in diversi altri compagni di squadra. Non tutti, infatti, hanno gradito il tono e il tempismo della sua uscita pubblica, considerata da alcuni fuori luogo in un momento così delicato per il gruppo.

La notte successiva è servita per riflettere. E, soprattutto, per confrontarsi. All’indomani del ko, in un hotel di Charlotte, la squadra e lo staff tecnico si sono riuniti a porte chiuse per affrontare il nodo apertamente. Non erano presenti i dirigenti, scelta non casuale: questa volta, a doversi guardare negli occhi erano solo i protagonisti del campo. Il faccia a faccia è stato sincero, a tratti teso, ma anche costruttivo. Alcuni giocatori hanno fatto notare a Lautaro come una comunicazione interna sarebbe stata preferibile a uno sfogo pubblico. Ma, al tempo stesso, hanno compreso lo sfogo del capitano e la sua volontà di richiamare tutti a una maggiore compattezza. Si sono chiariti molti aspetti, si sono dette verità anche scomode, e alla fine ne è uscito un gruppo più consapevole, se non altro più onesto al proprio interno.

Assenti giustificati alcuni elementi della rosa: Calhanoglu, rientrato da tempo per infortunio, non era fisicamente presente all’incontro e non è chiaro se abbia seguito il confronto da remoto. Stessa situazione per Frattesi, Pavard, Bisseck e Zielinski, anch’essi fuori per problemi fisici o personali. Ma il messaggio è passato, forte e chiaro, anche a chi non c’era: l’Inter è chiamata a ricompattarsi, dentro e fuori dal campo.

Ora, all’orizzonte, si profila un nuovo inizio. Quando la squadra si ritroverà ad Appiano Gentile, attorno al 23 luglio, toccherà a Cristian Chivu prendere in mano le redini del gruppo. Per il tecnico romeno sarà una doppia sfida: da un lato dare una nuova identità tattica alla squadra, orfana di Simone Inzaghi e bisognosa di rinnovate certezze; dall’altro risanare eventuali fratture ancora aperte nello spogliatoio. Un compito non semplice, ma che non spaventa l’ex capitano dell’Inter, abituato ad affrontare momenti complessi dentro e fuori dal campo.

Le scorie dell’eliminazione bruciano ancora, ma la volontà di ripartire è viva. Le parole di Lautaro hanno avuto un prezzo, ma forse anche un valore. Perché a volte, per ricostruire, serve prima che tutto crolli. Anche il silenzio.