Cristian Chivu rappresenta una scelta coraggiosa ma logica per il futuro dell’Inter. Giovane, sia per età che per esperienza in panchina, l’allenatore rumeno si distingue per un approccio tattico flessibile e privo di rigidità ideologiche. La sua nomina è una naturale conseguenza del percorso intrapreso all’interno del club, dove ha maturato competenze prima come giocatore vincente e poi come tecnico delle giovanili.
In questo passaggio di consegne, la società ha scelto la continuità, valorizzando il lavoro svolto da Simone Inzaghi. Sarebbe infatti insensato disperdere un’identità calcistica costruita con pazienza negli ultimi quattro anni, che ha portato sei trofei e un’idea di calcio spesso efficace e spettacolare. Nonostante l’amara separazione con Inzaghi, volato in Arabia con il suo staff, l’Inter ha trattenuto Mario Cecchi, il tattico che affiancherà Chivu e Angelo Palombo nel tentativo di proseguire su una linea tecnica ben definita.
Chivu, nella sua breve carriera, ha già dimostrato di saper gestire moduli diversi come il 4-3-3 e il 3-5-2, utilizzati sia con le giovanili interiste che nella breve esperienza al Parma. Più che sullo schema, però, punta su principi solidi: alterna costruzione dal basso a lanci diretti, ricerca un possesso avvolgente ma sa colpire anche in transizione, sfruttando soprattutto le fasce. Le rotazioni per eludere il pressing, i cambi di gioco, le sovrapposizioni degli esterni e le combinazioni rapide tra le punte restano elementi chiave, eredità del gioco inzaghiano.
Ora toccherà alla dirigenza completare il lavoro. Sono già arrivati Sucic e Luis Henrique, ma serviranno altri innesti per abbassare l’età media della rosa. La base, comunque, è solida: ripartire da Sommer, Bastoni, Barella, Dimarco, Dumfries, Lautaro e Thuram rappresenta un privilegio per qualunque tecnico. E per Chivu, una sfida stimolante ma alla portata.
Visualizza questo post su Instagram