Dopo l'eliminazione

Ancelotti dribbla il suo futuro: "Non lo so e non lo voglio sapere"

Carlo Ancelotti dribbla le domande sul suo futuro dopo l'eliminazione in Champions contro l'Arsenal di Arteta

Ancelotti dribbla il suo futuro: "Non lo so e non lo voglio sapere"
Pubblicato:

È bastata una frase, asciutta e definitiva, per chiarire tutto: “Il mio futuro? Non lo so e non voglio saperlo”. Carlo Ancelotti non ha bisogno di giri di parole per raccontare un momento di profonda incertezza. Il tecnico del Real Madrid ha ancora un anno di contratto, ma la sensazione, sempre più condivisa tra gli addetti ai lavori, è che il suo tempo sulla panchina della Casa Blanca stia per finire.

Al Bernabeu si avverte un clima da fine ciclo. Florentino Perez osserva e riflette, ma intanto si guarda attorno: stima Arbeloa, ha corteggiato Xabi Alonso, sogna Klopp. Un cambio in panchina è più di un’ipotesi. Dall’altra parte, anche Carlo sembra al limite: non ha protestato quando ha perso uomini chiave come Kroos, Nacho, Militao e Carvajal, e ha accolto Mbappé, un fenomeno con caratteristiche e richieste molto diverse. L’arrivo del francese ha stravolto gli equilibri, costringendo Ancelotti ad arretrare Jude Bellingham — che ne ha risentito in termini di prestazioni — e creando malumori anche in Vinicius, che ha intuito quanto le sue ambizioni da Pallone d’Oro siano state ridimensionate.

Ancelotti ha provato a gestire i Fantastici 4, a dare un senso a una rosa piena di buchi, a tenere tutto insieme. Ma il saldo stagionale è impietoso: 12 sconfitte, contro le appena 2 della stagione precedente, e un’eliminazione prematura dalla Champions. Troppo poco per gli standard del club più vincente d’Europa: 12 semifinali nelle ultime 14 edizioni, 6 coppe alzate nell’ultima dozzina d’anni.

“Io da qui non me ne andrò finché non mi cacceranno” ha sempre detto Carlo, e l’ha ribadito anche ieri sera: “E quando me ne andrò, tra 10 giorni, un mese, o un anno, da me sentirete solo una parola: grazie”. Nessuna rottura, nessuna polemica. Solo attesa. Paziente, silenziosa. Un epilogo che pare già scritto.

Ma c’è un altro scenario che torna a fare capolino: quello verdeoro. Due anni fa il presidente della CBF, Ednaldo Rodrigues, volò a Madrid per proporre ad Ancelotti la panchina della Seleção, dopo l’addio di Tite. Il tecnico italiano, lusingato, diede la sua disponibilità. Tanto che, nell’autunno 2023, durante una cerimonia a Parma per conferirgli una laurea ad honorem, venne annunciato come futuro c.t. del Brasile. Una notizia che si sgonfiò rapidamente: Florentino si mosse in anticipo e gli offrì un rinnovo fino al 2026 — rarità assoluta in casa Real.

Ora, però, tutto torna in discussione. E nel frattempo, in Brasile, è cambiato il mondo. Rodrigues è stato messo in discussione, poi è tornato in sella. La nazionale, invece, ha continuato a cadere: dopo Tite, si sono avvicendati Menezes, Diniz e ora Dorival, tutti con risultati modesti. Una girandola di tecnici che somiglia più a un rodizio che a un progetto tecnico.

A giugno, per la Seleção, arrivano due partite cruciali: contro Ecuador e Paraguay, nel girone sudamericano per le qualificazioni al Mondiale. Il posto in Qatar non è in discussione, ma la credibilità sì. Come il Real, anche il Brasile non può permettersi battute d’arresto senza conseguenze.

Rodrigues vuole una svolta e la vuole subito. Ieri, tra Rio e Madrid, le notizie hanno cominciato a rincorrersi. In Brasile si dice che Ancelotti non sia più in cima alla lista della CBF. In Spagna, invece, ha fatto rumore la voce di un emissario brasiliano presente nel palco presidenziale per Madrid-Arsenal, apparentemente per parlare con Carlo. Ma la realtà è un’altra: Ancelotti non sapeva nemmeno dell’esistenza di questo brasiliano e non è mai stato contattato.

Questo non significa che nulla cambierà. Anzi, l’eliminazione dalla Champions ha riaperto tutti gli scenari. Il Real ha ancora tre appuntamenti davanti: la finale di Copa del Rey col Barcellona il 26 aprile, il finale di Liga fino a metà maggio, e il Mondiale per club tra il 15 giugno e il 13 luglio. Fino a ieri, quest’ultimo ostacolava l’approdo in panchina di Ancelotti con il Brasile. Ora, tutto è più flessibile. In caso di addio, il Real potrebbe affidare quella competizione ad Arbeloa o Solari.

Ancelotti aspetta. Florentino anche. È una partita a scacchi, una guerra di nervi. Entrambi sembrano voler la stessa cosa: separarsi, con stile, per inseguire nuovi traguardi. Carlo chiuderebbe una carriera leggendaria tentando di portare il Brasile al sesto titolo mondiale. Florentino aprirebbe un nuovo ciclo inseguendo la sedicesima Champions. Ma nessuno dei due ha fretta di fare la prima mossa.

A breve si capirà chi romperà per primo l’equilibrio. In ballo ci sono due panchine da leggenda.

Leggi anche
Seguici sui nostri canali