Come Sansone perse la sua forza quando gli tagliarono i capelli, la Fiorentina senza Palladino non sembra più capace di vincere neanche una partita. Da quando si è dimesso per divergenze con la società, nel giugno 2025, la Fiorentina ha inanellato una sequenza di 6 pareggi e 8 sconfitte in Serie A, prima con Pioli, poi con Vanoli.
E sabato c’è stata l’ennesima, nuova sconfitta. Ora la distanza da recuperare dei Viola per una posizione valevole la salvezza è aumentata a 7 punti.
Le motivazioni reali della crisi della Fiorentina sono tre: in primo luogo, la mancanza vera di un gruppo squadra coeso internamente ed esternamente, (come abbiamo potuto vedere negli attimi precedenti al rigore tirato e segnato da Rolando Mandragora, dove proprio quest’ultimo ha avuto un diverbio con Kean da un po’ a secco di gol) ma soprattutto di uomini ancor prima che calciatori, come ha avuto modo di dire proprio il tecnico Vanoli in conferenza stampa.
In secondo piano, l’allenatore, anzi: gli allenatori, dato che nemmeno Vanoli è riuscito ad ottenere una vittoria, che in caso sarebbe la prima della stagione e siamo già verso la 15esima giornata.
Pioli sin da inizio campionato ha sbagliato tutto deludendo le aspettative createsi nell’ambiente fiorentino attorno la sua figura dopo i successi degli ultimi anni, non dimostrandosi all’altezza di Palladino che ha fatto il suo con dignità lo scorso anno (e anche adesso con la dea, male non sta facendo) portando la squadra a chiudere al sesto posto con più di 60 punti sovrastando rispettivamente Lazio e Milan nella classifica finale.
Ultimo ma sicuramente non meno importante, il calciomercato e una costruzione/rinnovamento della rosa e del collettivo squadra non adeguato: arrivati due attaccanti, di ottimo livello ma sin qui poco incisivi in campo, e un centrocampista giovane e promettente come Ndour ma che ad ora ha dimostrato poco e non sa mai cosa fare della palla. Servivano rinforzi di giocatori già pronti ed in forma da affiancare ai già buoni giocatori presenti nella rosa dallo scorso anno.
Punto bonus: i senatori della scorsa stagione si stanno comportando da giocatori semplici con prestazioni sufficienti quando va bene, come nel caso di De Gea, ultimamente fin troppo permissivo nelle reti concesse agli avversari( vedi Volpato Sabato col Sassuolo) e di Kean, che ad oggi ha segnato solo due reti in campionato e i diciannove centri messi a segno lo scorso anno dal bomber della nazionale sembrano essere solo un lontano ricordo.
L’ obbiettivo adesso è solo uno, vincere, consapevoli che peggio di così non può andare.
Alessandro Brachino