La notizia ha scosso il mondo dello sport italiano, che oggi saluta una delle sue figure più rappresentative. Nicola Pietrangeli, scomparso a 92 anni, lascia un’eredità che va oltre il tennis, intrecciando storia, record e un carisma che ha segnato intere generazioni. La sua presenza ha accompagnato il movimento azzurro per decenni, dagli anni d’oro sulla terra rossa fino agli ultimi trionfi dei giovani campioni. Con la consueta eleganza aveva accolto anche il sorpasso di Jannik Sinner, capace lo scorso gennaio di superare il suo primato di Slam vinti: “I record sono fatti per essere battuti prima o poi”, aveva dichiarato nella sua ultima intervista alla Gazzetta dello Sport, frase che oggi risuona come un testamento sportivo e umano.
Pietrangeli è stato il primo italiano a conquistare un Major e lo ha fatto due volte, entrambe al Roland Garros, nel 1959 e nel 1960. Per oltre sei decenni è rimasto il riferimento assoluto del tennis nazionale, simbolo di un’epoca in cui il professionismo muoveva i primi passi e in cui la tecnica contava quanto la personalità. È stato inoltre il capitano della storica squadra che nel 1976 ha portato all’Italia la sua prima Coppa Davis, un successo che ha consacrato il gruppo dei “Moschettieri azzurri” e che rimane ancora oggi un momento chiave dell’identità tennistica nazionale.
Gli ultimi mesi della sua vita sono stati segnati dal dolore per la perdita del figlio Giorgio, scomparso a luglio a 59 anni dopo una lunga malattia. La notizia lo aveva raggiunto mentre era ricoverato al Policlinico Gemelli per degli accertamenti, un colpo durissimo che aveva ulteriormente aggravato le sue condizioni e che aveva profondamente toccato l’intero ambiente sportivo.
Nato a Tunisi l’11 settembre 1933 da padre italiano e madre di origine russa, Pietrangeli arrivò a Roma dopo l’espulsione della famiglia dalla Tunisia. Da lì iniziò una carriera luminosa, scandita da 48 titoli complessivi, compresi due trionfi agli Internazionali d’Italia, nel 1957 e nel 1961, e tre a Montecarlo, conquistati nel 1961, 1967 e 1968. Sulla terra parigina raggiunse la finale anche nel 1961 e nel 1964, confermando una continuità ad altissimo livello che lo portò, tra il 1959 e il 1961, fino al numero 3 del ranking mondiale, all’epoca elaborato dai giornalisti internazionali.
Oltre ai successi individuali, Pietrangeli fu un grande doppista, spesso al fianco di Orlando Sirola, con cui vinse anche il Roland Garros nel 1959. In Coppa Davis detiene ancora il primato di match disputati, 164, e vinti, 120. Ma è soprattutto da capitano non giocatore che ha costruito una seconda carriera leggendaria, guidando l’Italia al memorabile 4-1 su Santiago del Cile che regalò al Paese il suo primo titolo nella competizione.
Con la sua scomparsa si chiude un capitolo fondamentale della storia del tennis italiano, ma resta intatto il segno profondo di un campione che ha saputo attraversare epoche diverse lasciando un’eredità impossibile da dimenticare.