«Come vorrei chiudere la carriera? Spero che la Lazio riesca a prendere il Flaminio, che nella prima partita ci sia io in panchina e che lo stadio si chiami Tommaso Maestrelli». Con queste parole, Maurizio Sarri si è raccontato in una lunga intervista ai canali della Lega Serie A, rivelando sogni, obiettivi e riflessioni personali.
Parlando dell’attuale stagione, il tecnico ha spiegato: «Mi auguro di riuscire a creare una base di giocatori che, con due o tre innesti, possa alzare il nostro livello ed essere più competitiva. Il lavoro va avanti, la squadra sta dando segnali: la speranza è che tutte le componenti ci diano una mano».
Sarri non ha nascosto le difficoltà degli ultimi mesi, vissuti però con un inatteso entusiasmo: «Sono stati i cinque mesi più impegnativi della mia carriera, ma per certi versi anche i più divertenti. Ho un gruppo che mi segue».
E su una possibile evoluzione personale rispetto alla sua prima esperienza in biancoceleste ha aggiunto: «Fino a qualche anno fa non avevo molta pazienza: invecchiare ti regala qualità che non pensavi di avere. Non credo però di essere diventato più morbido. Cerco di essere paziente e di capire chi ho davanti. Sono anche meno scaramantico rispetto al passato».
Un Sarri sincero, riflessivo, ma soprattutto ancora profondamente legato ai colori della Lazio e al sogno di un futuro tutto biancoceleste.